Terapia chelante in odontoiatria

terapia chelante

Sempre più frequentemente si sente parlare d’inquinamento da “metalli pesanti”. È un problema insidioso, che spaventa tutti, ed è quindi fondamentale capire come comportarsi e quali precauzioni adottare per affrontarlo.

I metalli “pesanti” vengono identificati come elementi chimici che possiedono caratteristiche comuni e sono presenti naturalmente nel nostro ecosistema e anche nel nostro organismo. Appartengono ai cosiddetti “elementi in traccia”, presenti nel suolo o nelle rocce della crosta terrestre. Anche se in concentrazioni minime, questi metalli entrano nella nostra vita e nella nostra catena alimentare: alcuni di essi, nelle giuste concentrazioni, sono indispensabili per la vita stessa.

La caratteristica che li rende pericolosi è la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti, provocando effetti nocivi per la salute umana: questo viene definito bioaccumulo.
Essi si distinguono in:

  • metalli indispensabili, con potenziale tossicità, quali per esempio ferro, rame, selenio, zinco, cromo, cobalto;
  • metalli ritenuti essenzialmente tossici, quali alluminio, arsenico, cadmio, mercurio, piombo. La loro tossicità è particolarmente pericolosa perché si legano a strutture cellulari nelle quali si depositano, impedendo e alterando la comunicazione cellulare e lo svolgimento delle funzioni vitali.

Effetti indesiderati dell’amalgama

I già citati piombo, mercurio, cadmio e alluminio sono i metalli tossici più comuni, ma ce ne sono molti altri ancora (1), e tutti vengono introdotti nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, respirazione, pori della pelle e amalgama dentale.

Il nome chelante deriva da chela, cioè come la chela di un granchio, perché il chelante prende all’interno della sua struttura lo ione metallo rendendolo così inattivo. In medicina la chelazione viene sfruttata nella terapia chelante per il trattamento di alcune intossicazioni dovute all’accumulo di metalli nell’organismo. Una volta chelato, il metallo perde le sue caratteristiche (e quindi nel caso perde la tossicità), per poi essere eliminato legato assieme al chelante.

L’amalgama può contenere mercurio fino al 50%. Per lungo tempo si è ritenuto erroneamente che, una volta completamente indurito, l’amalgama fosse un materiale assolutamente inerte e stabile; invece, dopo 20-30 anni oltre il 70% del mercurio iniziale non si trova più nell’amalgama e ciò significa che è stato assorbito dall’organismo.
Il primo utilizzo del mercurio nell’amalgama dentale risale al 1816, quando il francese Auguste Traveau iniziò a utilizzarlo (2).

Una volta liberato dalle otturazioni, il mercurio viene inalato e assorbito attraverso le mucose del cavo orale e questo può creare una condizione di intossicazione cronica (24 ore al giorno). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconobbe, già nel 1981, che i soli vapori liberati dalle otturazioni in amalgama sono la maggiore fonte di esposizione al mercurio per l’essere umano.

I metalli “pesanti” vengono identificati come elementi chimici che possiedono caratteristiche comuni e sono presenti naturalmente nel nostro ecosistema, anche nel nostro organismo

Nel decreto del 10 ottobre 2001 il Ministro Sirchia decretò (Art. 2. 1.) che: Le seguenti informazioni devono essere riportate nelle istruzioni per l’uso degli amalgami posti in commercio in Italia:

  1. stoccare le capsule di amalgama in un ambiente fresco e ventilato;
  2. lavorare in locali ventilati con rivestimenti non tessili decontaminabili;
  3. realizzare sempre sotto raffreddamento e isolamento del campo operatorio, la fresatura e la lucidatura dell’amalgama;
  4. condensare l’amalgama con i mezzi classici (condensatore manuale) e non utilizzare i condensatori ad ultrasuoni;
  5. non posizionare l’amalgama dentale in vicinanza di altri restauri metallici, al fine di evitare rischi di corrosione;
  6. evitare per prudenza la posa e la rimozione dell’amalgama in pazienti con allergia per l’amalgama, in gravidanza, allattamento, nei bambini sotto i sei anni d’età, pazienti con gravi nefropatie;
  7. in caso di sopravvenute reazioni locali, in particolare di lesioni lichenoidi in vicinanza di un amalgama o nei casi, sicuramente accertati, di allergia a tale materiale, è indicata la rimozione dell’otturazione.

Questo perché il mercurio è una neurotossina devastante e crea problemi multisistemici al corpo.

Prima di tutto può portare a un abbassamento delle difese immunitarie. La sintomatologia è quanto mai varia e subdola: lichen planus, cataratta, dermatiti e allergie, patologie renali, malattie autoimmuni, disturbi neurologici, ipertensione, inappetenza, depressione, disbiosi intestinale, perdita di memoria, disturbi gengivali, cefalea, morbo di Alzheimer (3).

I test disponibili

A questo punto diventa interessante poter valutare la presenza di questi metalli nell’organismo e il loro grado di accumulo e la reattività a essi del sistema immunitario.

A tal fine ci si può avvalere di svariati tipi di analisi e test che possono essere utili ma non precisi, in quanto ognuno di essi mostra della lacune e quindi, in realtà, non ve ne è uno che sia davvero soddisfacente (a parte l’analisi delle ceneri in seguito alla cremazione del corpo) per finalità curative.

Il test salivare risulta poco utile perché viziato dalla presenza di otturazioni contenenti amalgama.

L’analisi nel capello e nell’unghia permette di misurare con approssimazione la quantità dei metalli tossici contenuta in questi tessuti (4). Purtroppo, come abbiamo detto, l’analisi è approssimativa, perché può essere falsata dal contatto con sostanze esterne e inoltre rileva solo la presenza di bioaccumulo degli ultimi tre mesi e solo in questi tessuti (5).

Test di provocazione con EDTA o DMPS: misurando la quantità di metalli nell’urina prima e dopo l’infusione con queste sostanze è possibile dedurre la quantità di metalli contenuti nell’organismo; ma anche in questa analisi vi sono delle variabili che possono falsare i risultati.

Il Test MeLISA (Memory lymphocyte Immuno-Stimulation Assay) rileva direttamente la presenza di cellule del sistema immunitario capaci di attivarsi in presenza di tracce del metallo e creare reazioni di ipersensibilità sia locali che sistemiche. Il test è quantitativo e qualitativo e si effettua sulle cellule vive del sangue del paziente (4).
Vi sono poi altri test interessanti: l’oligoscan e lo spectracell (5).

Il trattamento di disintossicazione

In caso di intossicazione massiva la sola chelazione non è sufficiente e bisogna intervenire a 360 gradi. Possiamo così definire 5 tappe per la disintossicazione:

  • abbassare il livello di tossine;
  • aiutare l’intestino a guarire;
  • aumentare il livello dei nutrienti;
  • dare gruppi metilici CH3 B12;
  • espellere i metalli.
  1. Abbassare il livello di tossine
    Rimuovere allergeni alimentari dalla dieta, i più comuni allergeni sono la caseina, il glutine, la soia, le uova e il mais, e non utilizzare cibi nocivi o zucchero. Cucinare, inoltre, con sistemi non tossici ed evitare di utilizzare i fogli di alluminio, perché quest’ultimo è una neurotossina di per sé e agisce sinergicamente con il mercurio. Inoltre, usare dentifricio senza fluoro; infatti, c’è una ragione per la quale le ditte devono scrivere sull’etichetta del dentifricio “contact poison control”: se ingerito in quantità elevate il fluoro è tossico.
  2. Aiutare l’intestino a guarire
    Rimuovere gli alimenti allergizzanti e assumere probiotici. Questi ultimi sono supplementi naturali che apportano nel tratto gastrointestinale flora batterica “buona”, che spesso viene distrutta dal mercurio con conseguente sviluppo della candida. Ci sono poi gli enzimi digestivi, che aiutano il corpo a digerire i cibi, cosa che può evitare che le grosse proteine passino direttamente nel circolo sanguigno, e il colostro bovino, o Colostrum, un supplemento naturale che ha molte proprietà curative per guarire l’intestino e aumentare le difese immunitarie. Sebbene sia normalmente derivato bovino, la maggior parte delle forme di colostro non contiene caseina.
  3. Aumentare il livello dei nutrienti
    Il mercurio sottrae molte vitamine e minerali essenziali all’organismo. Un’ampia reintegrazione di vitamine e minerali, così come acidi grassi omega e aminoacidi, è fondamentale per ristabilire la salute. I minerali sono particolarmente importanti perché il mercurio impatta direttamente il trasporto dei minerali nell’organismo. Zinco, selenio e magnesio sono essenziali per le normali funzioni di molti sistemi nel corpo.
  4. Dare gruppi metilici
    Il mercurio interrompe alcuni processi nel corpo che trasferiscono atomi di carbonio tra molecole. Questi processi di “metilazione” sono le vie con cui le cellule comunicano tra loro e il loro danneggiamento contribuisce a molti dei sintomi dell’autismo (6). L’integrazione con nutrienti che contengono gruppi metilici (“donatori metilici”) può aiutare a supportare e riparare il sistema di metilazione.I donatori metilici più comunemente usati e importanti sono: glutatione, acido folinico, betaina (agente metilante) e SAM-e (S-Adenosyl-L-Methionine “Coenzima metilante”). Meglio chiedere al medico qual è la giusta combinazione di supplementi donatori metilici. La combinazione di queste sostanze non è tossica, ma è auspicabile un rapporto con il medico curante del paziente.
  5. Espellere i metalli
    Ci sono altri modi per rimuovere metalli e tossine dal corpo che tecnicamente non vengono considerati chelazioni, ma che comunque aiutano il corpo a detossificarsi. Questi includono l’integrazione di nutrienti per stimolare il sistema di detossificazione proprio del corpo (compresi il glutatione, altri minerali e vitamine antiossidanti, n-acetyl-cistina e B12 tra gli altri), rimedi naturali e prodotti da banco (drenanti, disintossicanti) chelanti naturali, omeopati, che possono essere vantaggiosamente abbinati a sauna ed esercizio fisico.

Bibliografia

  1. Ferraro F. La terapia chelante. Cesena: Macro edizioni; 2014. p. 42-52.
  2. Ronchi F, Nobili P. Odontoiatria naturale. Milano: Tecniche nuove; 2010. p. 9.
  3. Ferraro F. La terapia chelante. Cesena: Macro edizioni; 2014. p. 85,86,87.
  4. Ronchi F, Nobili P. Odontoiatria naturale. Milano: Tecniche nuove; 2010. p. 63, 64.
  5. Ferraro F. La terapia chelante. Cesena: Macro edizioni; 2014. p. 113.
  6. Bernard S, Enayati A, Redwood L, Roger H, Binstock T.Autism: a novel form of mercury poisoning. Med Hypotheses 2001 Apr;56(4):462-71.