Ipersensibilità dentinale

ipersensibilità dentinale

Si definisce ipersensibilità dentinale un dolore intermittente, acuto e di breve durata dovuto all’esposizione della dentina in risposta a “stimoli specifici” e che non può essere attribuito a nessuna altra causa o disturbo dentale.

La sensibilità dentinale è un segno fisiologico di vitalità e nello stesso tempo un meccanismo di difesa del dente da stimoli nocicettivi, un insieme di sintomi dolorosi causati dall’esposizione della dentina. Dalla letteratura si evince che un paziente su tre soffre di questo disagio.

I soggetti che ne soffrono maggiormente si trovano in un “range” di età tra i 20 e i 40 anni, uomini e donne, ma con prevalenza di sesso femminile.

Tra le varie teorie eziologiche formulate negli anni, neurale, idrodinamica e trasduzione odontoblastica, la più accreditata è quella idrodinamica (1), secondo la quale l’ipersensibilità dentinale è causata dal fatto che, una volta esposta la dentina, si aprono i tubuli dentinali che contengono del fluido. Stimoli esterni, termici od osmotici, possono indurre rapidi movimenti del fluido stimolando il nervo pulpare e le terminazioni nervose su cui sono presenti i meccanocettori, facendo in questo modo percepire dolore (2).

Esistono fattori di rischio e/o cause predisponenti che possono far insorgere o peggiorare la sensibilità. Possono portare ad abrasione dentale e alla conseguente esposizione dei tubuli dentinali:

  • un’igiene orale non corretta o l’utilizzo di presidi aggressivi come, per esempio, dentifrici con alto indice di abrasività;
  • presenza di acidi gastrici in pazienti che soffrono di reflusso gastrico o un disturbo del comportamento alimentare;
  • una dieta alimentare non corretta con l’assunzione di cibi o bevande acide;
  • parafunzioni come il bruxismo;
  • post sbiancamento, post seduta di ablazione o post seduta di scaling;
  • radici e colletti esposti.

Obiettivo dell’igienista è intercettare il disturbo e identificare i fattori di rischio, eliminare le cause d’insorgenza ed effettuare trattamenti mirati e personalizzati nella gestione del dolore e del disagio.

I test per l’ipersensibilità
Un accurato esame di screening è fondamentale per poter effettuare un’analisi differenziale. È importante effettuare una corretta anamnesi medica e una valutazione intra ed extraorale.
Vi sono test e questionari che possono dare ulteriori indicazioni riguardanti il paziente.
L’Air Blast Test consiste nell’applicare un getto d’aria perpendicolare all’area del dente interessata per 1 secondo, a una distanza di 10 mm (1 cm) dalla giunzione amelocementizia del dente sulla regione vestibolare dello stesso, utilizzando una siringa aria-acqua dentale standard, a 3-4 atm, mentre i denti adiacenti vengono isolati con rulli di cotone o dalle dita dell’operatore (3).
Lo Shiff Air Index quantifica il dolore in risposta allo stimolo evaporativo tramite punteggio assegnato dall’operatore come:

  • 0, il soggetto non risponde a stimolazione con aria;
  • 1, il soggetto risponde a stimolazione con aria ma non richiede l’interruzione;
  • 2, il soggetto risponde a stimolazione con aria e richiede l’interruzione o si allontana dallo stimolo;
  • 3, il soggetto risponde a stimolazione con aria, considera lo stimolo doloroso, ne richiede l’interruzione o se ne allontana.

Vi sono inoltre test atti a valutare il comfort del paziente, lo stile di vita e la valutazione dei fattori di rischio. Il questionario di screening DHEQ (Dentine Hypesensitivity Experience Questionnaire), per esempio, può essere sottoposto al paziente per intercettare l’impatto della sensibilità sulla vita quotidiana, al fine di poter consigliare le terapie migliori.
L’ipersensibilità si manifesta, solitamente, in corrispondenza del margine cervicale delle superfici vestibolari dell’elemento dentale ed è soggettiva; talvolta si può avere la dentina esposta e non avvertire alcuna sensibilità, alcuni presentano minime esposizioni e forte sensibilità a svariati stimoli (4).

Il trattamento dell’ipersentibilità
Attualmente abbiamo a disposizione diversi presidi che con il loro meccanismo d’azione aiutano a controllare, ridurre o arrestare la sensibilità dentinale.
L’obiettivo che il trattamento professionale e domiciliare si propone è quello di stimolare la produzione di dentina terziaria, la mineralizzazione della dentina peritubulare.
I principali attori sono il nitrato di potassio, acetato di stronzio (5) sodio fluoruro, cloruro, sali di stagno, arginina, carbonato di calcio, nano-idrossiapatite (la nanoidrossiapatite biomimetica, non riassorbibile si lega all’apatite dentinale e alle fibrille di collagene presenti sulla superficie dei canalicoli dentinali, occludendoli, riducendo così lo stimolo algogeno, è resistente agli attacchi acidi presenti nella cavità orale) sotto forma di paste dentifricie, gel, sieri vernici desensibilizzanti e collutori.
L’utilizzo di queste componenti chimiche serve a desensibilizzare (ione potassio, sali di stronzio) e a ripristinare l’occlusione dei tubuli dentinali come gli ioni di fluoruro insieme agli ioni calcio.
Il professionista indicherà la quantità e la modalità di utilizzo di vari prodotti. Alcuni sono indicati per un uso domiciliare altri per un uso professionale.

Le sedute professionali
Nonostante i numerosi agenti desensibilizzanti a disposizione, non evince dalla letteratura il prodotto ideale (8) . Gli studi esistenti in vitro hanno dimostrato che l’applicazione di vernici e sigillanti sono in grado di provocare la ricopertura della superficie dentinale e dei tubuli (9).

  • Trattamenti desensibilizzanti topici: con l’utilizzo di vernici e gel su apposite mascherine da ripetere a seconda delle disposizioni del professionista.
  • Trattamenti al Laser: risulta essere un trattamento efficace nella riduzione della sensibilità, occlude i tubuli dentinali con potenze che variano dallo 0.2, 0.4, 0.6 Watt e per pochi secondi. Il meccanismo d’azione di questa procedura è che bastano due passaggi: il primo per restringere il lume dei tubuli, il secondo per vetrificare i tubuli esposti, ottenendo così l’effetto desensibilizzante. Con l’applicazione del laser si consiglia di utilizzare il fluoro colorato che agisce da cromoforo esogeno. I protocolli raccomandano di applicare il laser in modo corretto, il suo utilizzo in maniera non congrua potrebbe causare alterazione della superficie (crateri più o meno piccoli) dovuta a scioglimento e risolidificazione di sostanze minerali (6) se utilizzato sulle superfici radicolari a potenze elevate superiori a 2,25 Watt protratte per 3 minuti a superficie. Al contrario, potenze di 1.70 Watt per 1 minuto a superficie determinano una superficie radicolare liscia associata a un numero minimo di alterazioni (7).

Prodotti per l’utilizzo domiciliare

  • Dentifrici contenenti sali di potassio, sali di stronzio, fosfosilicato di calcio e sodio, arginina carbonato di calcio, in grado di alleviare la sensibilità e ridurre l’azione abrasiva al fine di limitare l’asportazione meccanica irreversibile dello smalto. È importante controllare la “Radio Dentin Abrasion” comunemente classificata come RDA o come “Radio Enamel Abrasion” (REA) indicatori di abrasività di una pasta dentifricia. A tale scopo l’American Dental Association ha stabilito una scala: RDA>90= alta abrasività, RDA 50-90= media abrasività, RDA <50= bassa abrasività.
  • Collutori ad azione desensibilizzante trovano indicazione nel trattamento dei denti sensibilità, la causa di questo disturbo come abbiamo ampiamente spiegato è l’esposizione nel cavo orale dei tubuli dentinali. I tubuli sono in comunicazione con la polpa da cui arriva il plasma che alimenta le cellule della polpa. Secondo la teoria idrodinamica di Brannstorm la sensibilità è dovuta al movimento di questo liquido attraverso i tubuli dentinali provocato dalla contrazione del liquido in caso di freddo o per spostamento del liquido, attratto verso l’esterno del dente per osmosi, nel caso di contatto con sostanze dolci o acide. Questi collutori depositano dei sali che ostruiscono i tubuli bloccando il movimento del liquido; contengono cloruro stannoso e fluoruri amminici che formano una pellicola protettiva che ha come obiettivo quello di rimineralizzare la dentina esposta.
  • Vernici: contenenti fluoruro di sodio, nanoidrossiapatite, che permettono un elevato assorbimento di fluoruro, aderiscono sulle superfici umide, permettendo la formazione di una barriera minerale di lunga durata che protegge dall’ipersensibilità. Talvolta presentano gusti aromatizzati per offrire maggiore comfort al paziente.
  • Gel: contenenti ioni fluoro si possono utilizzare sia a domicilio, sia con sedute professionali.
  • Lacche: a base di natrio fluoro in soluzione alcolica, al fluoro silano o isocianato poliuretano in solvente.
    In conclusione l’igienista dentale deve consigliare: tecniche e/o strumenti atti al controllo dell’igiene orale domiciliare; l’utilizzo di prodotti topici per la sensibilità; controlli periodici e prevenzione; ridurre il consumo di cibo e bevande acide che possono influire sull’usura dello smalto; dieta alimentare, controllo della variazione di pH nel nostro organismo dalla digestione dell’alimento, non il pH intrinseco dell’alimento.

Bibliografia

  1. Brannstrom M. Astrom A. The hydrodynamics of dentin and its possible relationship to dentinal pain. Dent J 1972;22 (1):219-27.
  2. Davari AR, Ataei E, Assarzadeh H. Dentin Hypersensitivity: etiology, diagnosis and treatment; a literature review. J Dent (Shiraz) 2013 Sep; 14(3): 136-145.
  3. Addy M. Dentine Hypersensivity: new perspectives on an old problem. Int Dent J 2002; 52: 367-375.
  4. Canadian Advisory Board on Dentine Hypersensitivity. J Can Dent Assoc 2003; 69 (4): 221-226.
  5. Graf H, Galasse R. Morbidity, prevalence and intraoral distribution of the hypersensitive teeth. J Dent Res 1977; 56 (spec issue A): A162(abs).
  6. Hughes N et al. A comparative clinical study investigating the efficacy of a test dentifrice containing 8% strontium acetate and 1040 ppm sodium fluoride versus a marketed control dentifrice containing 8% arginine, calcium carbonate, and 1450 ppm sodium monofluorophosphate in reducing dentinal hypersensitivity. J Clin Dent 2010;21(2): 49-55.
  7. Banfield N, Addy MJ. Dentine hypersensitivity: development and evaluation ofamodel in situ to study tubulepatency. Clin Periodontol 2004; 31: 325-335.
  8. Mason S et al. A comparative clinical study investigating the efficacy of a dentifrice containing 8% strontium acetate and 1040 ppm fluoride in a silica base and a control dentifrice containing 1450 ppm fluoride in a silica base to provide immediate relief of dentin hypersensitivity. J Clin Dent 2010; 21(2): 42-8.
  9. Cobb CM, McCawley TK, Killoy WJ. A preliminary study on the effects of the Nd:YAG laser on root surfaces and subgingival microflora in vivo. J Periodontol 1992;63:701-707.
  10. Coffelt DW, Cobb CM, Rapley JW, Killoy WJ. Determination of energy density threshold for laser ablation of bacteria: an in vitro study. J Clin Periodontol 1997;24: 1-7.
  11. Parolia A, Mohan M. Management of dentinal hypersensitivity: A review. CDA Journal, 2011 March; 39 (3): 167-179.
  12. Poggio C, Chiesa M, Dagna A et al. Desensibilizzanti dentinali: analisi comparativa in vitro. Quintessence Int 2001; (estratto): 5-6.