Resistenza alla forza tensile di fili interdentali: uno studio in vitro
Sorana Stoica A.1, Valentini G.1, Dolci M.1, D’Agostino S.2
1 Dipartimento di Scienze Mediche, Orali e Biotecnologiche, Università G. D’Annunzio, Chieti
2Dipartimento di Medicina Interdisciplinare, Università A. Moro, Bari
Introduzione Evidenze scientifiche dimostrano come i presidi di igiene orale siano essenziali nel mantenimento della salute del cavo orale. Tra questi, il filo interdentale rappresenta uno dei più conosciuti ed utilizzati per le manovre di igiene orale domiciliare.
Materiali e metodi Durante la prima fase è stata condotta una revisione PRISMA sul database PubMed, sono stati individuati 180 articoli di cui solo 2 sono stati selezionati. Attraverso i MeSH terms “Dental Floss” e “Tensile Strenght” sono stati individuati 7 articoli. La seconda fase ha previsto l’impiego di 17 fili interdentali di diversa marca e tipologia. Sono stati ricavati segmenti di filo della lunghezza di 20 cm, annodati con la stessa tipologia di nodo (nodo chirurgico). I loop di fili sono stati sottoposti a uno stress tensile unidirezionale attraverso la Stress test Machine Lloyd Instruments LR 30K (AMETEK® Test and Calibration Instruments) supportata dal software Nexyen Plus. Il macchinario è stato settato con le seguenti impostazioni: precarico non applicabile; velocità 50,0 mm/min; tratto utile non applicabile; area non applicabile; rottura il carico cede rapidamente; carico iniziale -0,00n; allungamento 0,01%.
Risultati La revisione PRISMA ha evidenziato come una maggiore resistenza alla forza tensile sia correlabile a una migliore gestione della placca interdentale su modelli in vitro. I risultati dello stress test, in ordine decrescente di resistenza alla trazione, sono: Despar Xme cerato 102,655N; Mentadent 89,502N; Pasta del capitano cerato 82,682N; OralB pro expert cerato 82,297N; Benefit cerato 78,623N; Taumarine non cerato 78,001N, Gum butler weave non cerato 75,449N, Conad cerato 72,557N; Dentask 69,839N Meridol non cerato 65,783N; Consilia Expanding non cerato 61,553N; Novodent cerato 61,467N; Gum expanding non cerato 52,623N, Gum easy floss non cerato 45,358N; OralB essential floss cerato 41,662N; Biorepair con antibatterico cerato 39,340N; OralB satin floss cerato 36,513N..
Conclusioni Attenendosi ai risultati trovati in letteratura, i fili con maggiore resistenza tensile dovrebbero essere i migliori anche nella rimozione clinica della placca interdentale. Tuttavia, in vivo il filo interdentale viene sottoposto alla combinazione di più tipi di forza: attrito nei punti di contatto, sfregamento su restauri di diverso materiale, forze tensili bidirezionali. Alla luce di queste considerazioni, vi è la necessità di ulteriori studi in vivo per poter associare una maggiore resistenza alla trazione con caratteristiche cliniche vantaggiose.
Protocollo clinico nei pazienti con Early Childhood Caries (ECC): l’esperienza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Ciribè M.1, Mammone M.1, Cirillo E.1, De Leonardis A.2, Piscicelli S.2, Tramutola P.1, Grippaudo C.2, Galeotti A.1
1Dentistry Unit, Bambino Gesù Children’s Hospital, Irccs, Roma,
2Head and Neck Department, Università Cattolica del Sacro Cuore, e Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” Ircss, Roma
Introduzione Scopo dello studio è stato valutare l’effetto cariostatico di un protocollo che prevedeva sedute di profilassi professionale trimestrali abbinate all’utilizzo domiciliare di prodotti remineralizzanti. È stata valutata, inoltre, l’incidenza del protocollo sulla comparsa di episodi acuti e sul numero di interventi in sala operatoria per estrazioni dentarie.
Metodi Lo studio è stato condotto presso l’ambulatorio dell’Unità Operativa Complessa di Odontostomatologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il protocollo è stato introdotto a Marzo 2019 e attualmente è seguito da 215 pazienti di età compresa tra 0 e 71 mesi. Dopo diagnosi odontoiatrica di carie effettuata in prima visita, il paziente veniva inserito nel protocollo che prevedeva una prima fase formativa e informativa ai genitori/caregiver. Ad ogni seduta venivano valutati: livello di collaborazione, presenza/assenza di processi ascessuali o fistole, grado di compromissione degli elementi (ICDAS, International Caries Detection and Assessment System), presenza di placca (VPI, Visible Plaque Index %), presenza/assenza di dolore (VAS, Visual Analogue Scale). Seguiva il trattamento professionale che prevedeva decontaminazione della cavità orale con garza e collutorio a base di acido Ialuronico, olio ozonizzato, vitamina E, aloe vera, cetylpyridium chloride, fluoro amminico, zinco, bicarbonato di sodio, documentazione fotografica e trattamento delle lesioni cariose attraverso l’utilizzo del generatore d’ozono (Ozone DTA), e successiva applicazione di vernice cario-protettiva contenente 22.600 ppm di fluoro. Il protocollo domiciliare prevedeva l’utilizzo di spazzolino elettrico roto-oscillante e dentifricio contenente 1000 ppm di fluoro in dose rice size, più decontaminazione del cavo orale con una garza imbevuta di collutorio contenente olio d’oliva ozonizzato, colostro, PVP-VA Copolymer e stevia e applicazione di mousse contenente CPP-ACP (caseina fosfopeptide-fosfato di calcio amorfo).
Risultati L’analisi effettuata sul campione preso in esame ha mostrato una riduzione significativa degli episodi acuti (ascessi/fistole) e una riduzione significativa della necessità di trattamento in anestesia generale per ECC. Analizzando il numero di interventi odontoiatrici per ECC. negli anni 2018, 2019, 2020 e 2021 si osserva nello specifico che per l’anno 2018 sono stati eseguiti 78 interventi in sala operatoria, nel 2019 67, nel 2020 35 e nel 2021 28. Inoltre si è osservato che la realizzazione del protocollo ha determinato una riduzione del dolore, un aumento della compliance e miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Conclusioni Sulla base delle conoscenze attuali il protocollo adottato sembra assicurare l’effetto cariostatico. Data la prevalenza attuale di ECC in Italia, pari a circa il 9%, sono auspicabili interventi preventivi di formazione e informazione ai futuri e neogenitori. Nei bambini in cui la patologia cariosa è già presente, lo studio dimostra come l’inserimento dell’igienista dentale nel trattamento della ECC, possa determinare un miglioramento della qualità di vita limitando interventi invasivi.
Indagine sul grado di consapevolezza della correlazione tra salute orale e gravidanza: educazione sanitaria e prevenzione nel contesto materno-infantile
Liguori A., Bellia L., Esposito I., Ruggiero R., Blasi A., Locci M.V., Ramaglia L.
Dipartimento di Neuroscienze, Scienze Riproduttive e Odontostomatologiche, Università di Napoli Federico II, Napoli
Introduzione È stato stimato che alte percentuali di donne in gravidanza possano avere problemi di salute orale. Numerosi studi clinici hanno dimostrato la correlazione tra parodontite e parto pretermine, basso peso alla nascita, vaginosi, endometriosi, preeclampsia, diabete gestazionale e infertilità. Il presente studio nasce con lo scopo di soddisfare la necessità di ulteriori indagini in merito alla correlazione tra salute orale e gravidanza, di evidenziare il bisogno di promuovere un lavoro in team tra gli operatori sanitari coinvolti e di rendere più consapevoli le donne su quali siano i comportamenti più corretti per la salute orale. Inoltre, sono state valutate le abitudini e le conoscenze delle donne riguardo alla salute orale dei figli.
Metodi Lo studio è stato svolto presso i reparti di degenza di gravidanza a basso e alto rischio e negli ambulatori dell’U.O.C. di Ginecologia ed Ostetricia dell’AOU Federico II di Napoli.
Fase I: la paziente è stata invitata a leggere e firmare il consenso informato, nel quale erano indicate le caratteristiche e le modalità di svolgimento dello studio.
Fase II: alla paziente è stato sottoposto un questionario valutativo anonimo seguito da un colloquio in cui è stata effettuata attività di prevenzione ed educazione sanitaria.
Fase III: al termine del colloquio alla paziente è stato sottoposto un secondo questionario con lo scopo di comprendere se l’intervistata riteneva necessaria l’informazione sulla salute orale.
Risultati Dai questionari (n=100) è emerso quanto segue. Solo al 23% delle gravide sottoposte allo studio è stato consigliato di sottoporsi ad una visita dall’igienista dentale in gravidanza: delle quali il 70% sono state consigliate da un dentista, il 17% da un ginecologo/ostetrico, il 9% da un medico di base e il 4% afferma di essersi informata online. Il 19% delle gravide sottoposte allo studio ha timore di affrontare sedute di igiene orale professionale nel corso della gravidanza.
Il 10% delle gravide sottoposte allo studio non è consapevole che lo stato di gravidanza può determinare alterazioni a carico di denti e gengive. All’80% delle gravide non sono mai state date indicazioni sulle metodiche di igiene orale domiciliare. Dati particolarmente rilevanti considerando che solo il 46% delle donne ha affermato di lavare i denti dopo ogni pasto, mentre, il 52% sostiene di lavarli due volte al giorno ed infine il 2% esegue metodiche di igiene orale una volta al giorno. Inoltre, il 56% delle partecipanti sostiene di attendere almeno trenta minuti prima di lavare i denti, il 33% almeno dieci minuti e solo l’8% subito dopo il pasto (il 3% si è astenuto dal rispondere). Il 23% delle donne sostiene di aver avuto problemi di sanguinamento per l’intero corso della gravidanza, il 65% qualche volta ha riscontrato il problema: di queste solo il 10% si è rivolto al proprio igienista/dentista, il 7% si è rivolto al proprio ginecologo/ostetrico, il 38% ha utilizzato un collutorio e il 45% non ha fatto nulla. Nella scelta dell’età per iniziare l’igiene orale nei bambini, il 15% ritiene ottimale il momento dello svezzamento, il 41% crede che si debba iniziare con l’eruzione del primo dente deciduo, la stessa percentuale di partecipanti risponde “al primo anno di asilo” mentre il 2% sostiene all’eruzione del primo dente permanente. Il 78% delle gravide afferma di non aver mai avuto informazioni su tali tematiche. Il 92% delle gravide ritiene necessarie queste informazioni nel periodo perinatale. I risultati, hanno evidenziato che le pazienti arruolate hanno un basso livello di conoscenza circa i temi trattati. Nonostante il grado di igiene orale domiciliare sia insufficiente, le donne gravide risultano restie a sottoporsi ad una seduta di igiene orale professionale durante la gravidanza, in quanto temono complicanze per il feto. Di conseguenza le pazienti hanno dichiarato di non avere nessuna conoscenza sulla prevenzione orale dei nascituri.
Conclusioni Si evidenzia che la disinformazione sulla prevenzione della salute orale sia legata ad una mancata trasmissione delle informazioni dagli operatori sanitari alle donne in gravidanza e che la valutazione della salute orale e gli interventi preventivi non sono ancora parte integrante delle cure perinatali. I servizi di assistenza sanitaria perinatale preventiva dovrebbero garantire ad ogni donna gravida informazioni sufficienti sulla salute orale. Per tale motivo sarebbe opportuna una rieducazione del personale sanitario oltre che la promozione di un lavoro in team tra tutti gli operatori sanitari coinvolti.
Evaluation of the effectiveness of ozonated olive oil against oral prosthetic candidosis: in vitro study
Casu C., Fenu V., Scano A., Fais S., Orrù G.
Department of Surgical Science, Oral Biotechnology Laboratory (OBL), University of Cagliari
Introduction Candidiasis is the most common human mycotic infection, caused by an opportunistic and saprophytic yeast called Candida (spp.). There are several types of Candida, including Candida glabrata which is the second most frequent etiologic agent of mucosal and systemic candidiasis. As it prefers warm-humid environments, in the human organism Candida is easily located on mucosal surfaces of the gastrointestinal tract, especially in the oral cavity. Candida species can be observed in 25-50% of the oral cavity of healthy people and its virulence is strongly correlated to some predisposing factors such as hyposalivation, prolonged therapy with antibiotics, the use of dentures and all the elements that contribute to an impairment of the immune system. They are one of the main causes of microorganism biofilm formation and are isolated from about 80% of the oral mucosa of denture wearers. Although the takibg of antifungal drugs is related to the predictable development of drug resistance, it is not clear why C. glabrata is able to rapidly develop resistance against multiple antifungals drugs. ozone (O3) is a highly reactive molecule composed of three oxygen atoms that acts as both an oxidant and oxidizer and it demonstrated its antimicrobial effect on bacteria, virus, protozoa and yeasts. The aim of this work is to evaluate the effectiveness of a product based on ozonized olive oil for the cleaning of prostheses, through an in vitro study.
Materials and methods For this study it has been used a polyacrylate dental prosthesis infected by C. glabrata to simulate in vitro a sub-prosthetic infection condition. It was properly disinfected with alcohol at 90°C and then rinsed with distilled water to deprive it of any possible previous contamination. It was then infected with a concentration of 107 colonies of C. glabrata and placed in liquid culture medium with Sabouraud Broth.
This one was shed into a container and 1 cc of saliva was added to it, as introducing salivary mucins into the medium was necessary to promote the adhesion of the yeast to the prosthesis. The container was mechanically shaken for about 15 minutes and then it was placed in an incubator for 48 h at 37°C. In order to perform the analysis, the prosthesis was picked up from the container and a sample was taken with a brush. This sample was rubbed on a Petri dish containing a culture medium Sabouraud gel (T0), and then placed into the incubator under the same conditions. Half of the palatine surface of the prosthesis was treated with 1.5 ml of ozonated olive oil solution (Ialozon Clean, Gemavip, Cagliari, Italy). The product was left acting for 5 minutes and then another brush was taken for a second sample to be brushed on a Petri dish surface. This one was incubated at the same condition as previously described (T1). After 48 h, we observed the infected plates T0 and T1. We counted the number of colony-forming units (CFU) for both plates under a light microscope.
Results and conclusion A reduction of 3 CFUs are observed from the T0 Petri dish to T1. In literature it has been highlighted the role of ozonated products such as ozonized water against Candida albicans, while at the moment there is no evident study on ozonated oil. Based on the results of this study we shall consider its effectiveness in the prevention and treatment of sub-prosthetic candidiasis. Further studies will be needed to confirm these initial results.
Uso dei dispositivi di igiene orale interdentale: un’indagine conoscitiva
Sorana Stoica A.1, Valentini G.1, Dolci M.1, D’Agostino S.2
1Dipartimento di Scienze Mediche, Orali e Biotecnologiche, Università G. D’Annunzio, Chieti
2Dipartimento di Medicina Interdisciplinare, Università A. Moro, Bari
Introduzione Il lavoro dell’igienista dentale ha come fine la prevenzione primaria e l’educazione alla salute del cavo orale, la quale si traduce anche come salute sistemica. L’obiettivo della presente survey è di accrescere la conoscenza degli aspetti comportamentali nell’uso dei dispositivi di pulizia interdentale, in modo da rendere più efficace l’attività di prevenzione ed educazione sanitaria realizzata dall’igienista dentale.
Materiali e metodi È stato utilizzato un questionario di tipo autocompilato. È stata eseguita una prima rilevazione definita “indagine pilota”, nel numero di 37 questionari distribuiti in modalità cartacea a una popolazione varia in contesto universitario, chiedendo di restituire il questionario compilato chiuso in una busta non intestata per garantire l’anonimato. Successivamente è stato realizzato il questionario in modalità digitale, utilizzando il software Microsoft Form® ed è stata stabilita una data di termine della raccolta dei dati. La diffusione è avvenuta con e-mail o messaggio Whatsapp®. La survey è stata formulata in modo che in alcune domande si possa scegliere una sola opzione di risposta, in altre più opzioni di risposta, in altre è prevista la necessità di inserire un testo libero.
Risultati Sono stati raccolti 255 questionari, i risultati, suddivisi in tre gruppi di appartenenza (soggetti che usano strumenti per la pulizia interdentale, soggetti che non usano strumenti per la pulizia interdentale, soggetti che hanno smesso di utilizzare strumenti per la pulizia interdentale). Sono stati riportati i risultati in una tabella in valore numerico e percentuale, ordinati secondo il numero delle domande.
Conclusioni Tale survey ha permesso di definire un quadro sufficientemente significativo del comportamento in merito all’uso, al non uso o al non corretto uso dei dispositivi di igiene interdentale. L’outcome primario del lavoro è quello di fornire all’igienista dentale informazioni per la sua attività lavorativa e quindi per un eventuale perfezionamento metodologico al fine di aumentare la popolazione di soggetti che attuano un’igiene orale in modo corretto e continuativo. L’outcome secondario è, sulla base di tali risultati, organizzare campagne di educazione sanitaria mirate, previste dalla legge istitutiva del Sistema Sanitario, volte a favorire la gestione della salute orale e sistemica in tutte le fasce di età.
Il surnatante di Lactobacillus johnsonii LJO02 coltivato in un terreno privo di derivati animali contrasta la virulenza del patogeno opportunista Staphylococcus aureus
Squarzanti D. F.1, Zanetta P.1, Ormelli M.1, Manfredi M.2, Barberis E.2, Vanella V. V.2, Amoruso A.3, Pane M.3, Azzimonti B.1
1Laboratori odi Microbiologia Applicata, Dipartimento di Scienze della Salute
2Laboratorio di Spettrometria di massa, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Centro per la ricerca traslazionale sulle malattie allergiche ed autoimmuni (CAAD), Università del Piemonte Orientale (UPO), Novara
3Probiotical Research Srl, Novara
Introduzione La cavità orale può fungere da reservoir del batterio Staphylococcus aureus, causa di infezioni crociate del tratto respiratorio inferiore. Esso non è un membro resiliente del microbiota orale in soggetti sani e la sua prevalenza in questa nicchia può variare ampiamente. La sua colonizzazione è stata associata a tonsilliti ricorrenti, stomatiti, uso di protesi, scarsa igiene orale e infiammazione gengivale. Obiettivi: i surnatanti di due batteri lattici, Lacticaseibacillus rhamnosus LR06 e Lactobacillus johnsonii LJO02, prodotti in due terreni con o senza derivati di origine animale, sono stati testati rispetto alla loro capacità di limitare la crescita e la formazione di biofilm da parte di un ceppo meticillino-(oxacillino-) resistente di S. aureus.
Materiali e metodi I surnatanti di LR06 e LJO02 (DSM 21981 e 33828, Probiotical Research S.r.l., Novara) sono stati prodotti nel terreno standard de Man, Rogosa e Sharpe (MRS) e in TIL, privo di ingredienti di origine animale (Probiotical Research S.r.l., Novara). La valutazione della vitalità delle cellule planctoniche e del biofilm di S. aureus (ATCC 43300) è stata effettuata dopo incubazione coi surnatanti probiotici per 24, 48 e 72 ore. La formazione del biofilm è stata valutata attraverso colorazione con cristal violetto. I surnatanti probiotici ed i terreni incontaminati sono stati analizzati rispetto al contenuto di proteine ed acidi grassi a corta catena.
Risultati MRS e TIL hanno un contenuto diverso in termini di acidi grassi a corta catena e acido lattico; i surnatanti probiotici prodotti nei due diversi terreni presentano delle peculiarità. Tutti i surnatanti testati si dimostrano efficaci nel contenimento di S. aureus. Il terreno TIL mantiene i ceppi probiotici in una fase esponenziale di crescita più lunga, soprattutto per quanto riguarda LJO02. Il trattamento più efficace risulta essere il surnatante di LJO02 in TIL, specialmente verso la forma virulenta del patogeno; esso contiene grandi quantità di acido lattico e 59 proteine distintive. Il surnatante di LJO02 in TIL basificato oppure trattato con pepsina perde di efficacia, mentre quello trattato con tripsina o proteinasi K mantiene il proprio effetto rispetto alle cellule planctoniche ma non rispetto al biofilm, verso il quale il trattamento di elezione risulta essere il surnatante tal quale.
Conclusioni I surnatanti probiotici si dimostrano una promettente alternativa per prevenire la crescita e la formazione di biofilm di ceppi di S. aureus resistenti alla meticillina coinvolti in molteplici patologie, comprese quelle orali.
L’igienista dentale a supporto del paziente affetto da malattia cardiovascolare
Polizzi E.1, Cipri L.2, Ferrari R.2, Porrini F.2, Verzino A.2, Villani M.2, Tetè G.3
Dipartimento di Odontoiatria, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano
1Coordinatore Corso di laurea in Igiene Dentale, Università Vita-Salute San Raffaele, Centro di Igiene Orale e Prevenzione, Dip. Odontoiatria direttore Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
2Studenti del Corso di Laurea in Igiene Dentale, Università Vita-Salute San Raffaele, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano-Italia, Presidente Corso di Laurea Prof. R. Burioni, Coordinatrice di Corso di Laurea Dott.ssa E. Polizzi, Dip. Odontoiatria Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
3Odontoiatra, Dental School, Dip. Odontoiatria direttore Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
Introduzione Una scarsa igiene orale è stata a lungo correlata a un rischio più elevato di sviluppo di malattie sistemiche. Sono stati effettuati diversi studi secondo cui è stata trovata un’associazione tra la malattia parodontale e le malattie cardiovascolari. Le evidenze scientifiche finora sono risultate sufficienti a dimostrare che il trattamento della parodontite possa aiutare a prevenire l’insorgenza di patologie cardiovascolari nei pazienti a rischio. L’obiettivo della revisione della letteratura è valutare la possibile correlazione tra malattia parodontale e malattia cardiovascolare al fine di adottare protocolli specifici di igiene orale nei pazienti affetti.
Materiali e metodi È stata eseguita una ricerca elettronica utilizzando il Database MEDLINE via PubMed, Eureka, Cochrane Oral Health, utilizzando le seguenti keywords: cardiovascular diseases OR oral health OR oral hygiene OR heart diseases OR dental hygienist OR dental hygiene OR dentistry OR infective endocarditis OR antibiotic prophylaxis OR periodontitis. Sono stati selezionati articoli pubblicati dall’anno 2001 all’anno 2021 escludendo gli articoli non inerenti all’obiettivo dello studio, e infine, sono stati analizzati gli articoli inclusi.
Risultati La strategia di ricerca ha identificato un totale di 3746 articoli, dei quali 3714 sono stati esclusi come non rilevanti. I 31 articoli rimanenti sono stati valutati in dettaglio in quanto corrispondevano ai criteri di inclusione della revisione. Dagli studi esaminati emerge che il fornitore di assistenza sanitaria orale (OHCP) (Glick M, Greenberg B. The potential role of dentists in identifying patients’ risk of experiencing coronary heart disease events. J Am Dent Assoc 2005Nov;136(11):1541-6) possa essere considerato una risorsa aggiuntiva nelle strategie di sanità pubblica per controllare le principali patologie sistemiche come il diabete e le malattie cardiache, che sono tra le principali cause di morbilità e mortalità nella popolazione.
Conclusione Dai risultati ottenuti si evince che il mantenimento di una corretta igiene orale e un programma di follow-up specifico nei pazienti affetti da malattia cardiovascolare possano aiutare a prevenire l’insorgenza di malattie parodontali, ottenendo un beneficio sia per la salute del cavo orale sia sistemica. L’istruzione e la motivazione alle corrette tecniche di igiene orale domiciliare è necessaria al fine di ridurre l’infiammazione al livello del cavo orale che gioca, infatti, un ruolo chiave nella correlazione tra patologie parodontali e malattie cardiovascolari. Sono necessari ulteriori studi clinici per dimostrare gli effetti benefici della terapia parodontale sulla prevenzione dei fattori di rischio delle patologie cardiovascolari.
Black hairy tongue treated by photodynamic therapy
Casu C., Musu R., Fais S., Orrù G.
Department of Surgical Science, OBL, University of Cagliari, Italy
Introduction Black Hairy Tongue (BHT) is a benign condition that affects the dorsum of the tongue and presents with yellow-brown coloration and hypertrophy of the filiform papillae. It has a multifactorial etiology and there are predisposing factors such as tobacco intake, alcohol, dark colored drinks and systemic diseases. A bacterial cause could also be involved in the etiology, so research is moving towards finding solutions without side effects that reduce the bacterial load in these conditions. Photodynamic therapy (PDT) is also one of these options. It is a form of phototherapy that uses non-toxic light-sensitive compounds; these, once exposed to the same light source in a selective way, become toxic towards particular cell types. The mechanism of action is based on the use of a light source of particular wavelength which can be coherent (laser) or not (LED lamps); a dye (photosensitizer) and the concomitant presence of oxygen. The combination of these elements determines the transformation of the oxygen atoms into oxygen free radicals which have a cytotoxic effect on bacteria and other microorganisms. The aim of this work is to document two cases of BHT successfully treated with a particular type of PDT.
Materials and methods In case 1, a 46-year-old cardiopathic patient with BHT was treated, who was unable to perform a mechanical brushing due to the high risk of suffering from bacterial endocarditis. To overcome this problem, PDT was chosen as treatment with the use of a diode light (LED) with a wavelength of 460 nm and 7 Watt of power (Flashmax, CMS Dental, Copenhagen, Denmark) and a photosensitizer based on curcumin and 3% hydrogen peroxide. First, the photosensitizing gel was applied to the portion of the tongue affected by BHT and then the LED light was delivered for 60 seconds at a distance of 1 cm from the tongue. Subsequently, the gel residues were removed with a vacuum cleaner. In case 2, a 33-year-old patient with a history of treated oral HPV, transient genital infections treated with drug therapy. She developed BHT with severe itching in the area; treatment with photodynamic therapy was performed in the same way as previously described.
Results In case 1 a complete regression of BHT was found at the follow-up occurred after the treatment, while in case 2, one week after the therapy, the affected mucosa appeared almost completely healed.
Conclusion Currently, in the literature, no protocol cases of BHT treated with PDT have been documented and there is no definitive treatment for this condition. The aids that are used (antibiotics, mechanical brushing, mouthwashes, etc.) can lead to systemic side effects, therefore we have opted for the use of PDT. Specifically, it has been shown that the wavelength used is effective against periodontal pathogens (T. forsythia and P. gingivalis) and especially if associated with hydrogen peroxide, it has demonstrated a bacteriostatic effect. Further studies will be needed to confirm this initial result.
I surnatanti di probiotici dei generi Lactobacillus e Bifidobacterium contrastano la vitalità e virulenza del parodontopatogeno Fusobacterium nucleatum
Zanetta P.1, Squarzanti D. F.1, Di Coste A.1, Amoruso A.2, Pane M.2, Azzimonti B.1
1Laboratorio di Microbiologia Applicata, Dipartimento di Scienze della Salute, Centro per la ricerca traslazionale sulle malattie allergiche e autoimmuni (CAAD), Università del Piemonte Orientale (UPO), Novara
2Probiotical Research S.r.l., Novara
Introduzione Fusobacterium nucleatum è un commensale orale in grado di comportarsi da patogeno opportunista in condizioni di disbiosi dipendenti anche dallo stile di vita dell’individuo. Il consumo eccessivo di alcol e tabacco, un’igiene orale scarsa, l’impiego di collutori o dentifrici aggressivi e una dieta sbilanciata possono favorire la sua iperproliferazione nel cavo orale. F. nucleatum, oltre a causare parodontite e infiammazione orale cronica, è noto per essere significativamente aumentato nelle lesioni tumorali del distretto testa-collo e associato all’insorgenza del cancro del colon retto, a nascite pretermine e al verificarsi di aborti spontanei. L’obiettivo del lavoro è individuare i ceppi probiotici maggiormente efficaci nel contrastare la vitalità e virulenza del patogeno F. nucleatum.
Materiali e metodi Nel nostro studio abbiamo testato l’efficacia dei surnatanti di probiotici (forniti da Probiotical Research S.r.l., Novara) appartenenti ai generi Lactobacillus (L. brevis LBR01, DSM 23034; L. salivarius LS03, DSM 22776; L. reuteri LRE11, DSM 33827; L. rhamnosus LR04, DSM 16605; L. casei LC04, DSM 33400; L. fermentum LF26, DSM 33402) e Bifidobacterium (B. longum BL04, DSM 24706; B. breve B632, DSM 23233) nel contenere la vitalità e prevenire la formazione di biofilm di F. nucleatum (DSM 15643), attraverso lettura della densità ottica a 600 nm, valutazione della vitalità con saggio BactTiter-GloTM e del biofilm tramite colorazione con cristal violetto.
Risultati Tutti i surnatanti dei probiotici analizzati si sono dimostrati efficaci nel ridurre la vitalità e la formazione di biofilm del patogeno.
Conclusioni Questa ricerca, unitamente alla futura valutazione degli effetti antinfiammatori e antiapoptotici dei surnatanti, permetterà di determinare quali probiotici, unitamente a uno stile di vita sano, sono i più efficaci nel ripristinare l’eubiosi orale e garantire lo stato di salute.
Correlazioni tra demenza senile e cavo orale: eventuali alterazioni nei pazienti affetti e il ruolo dell’igienista dentale
Polizzi E.M.1, Mora L.2, Zaghini C.2, Sardella L.2, Albarelli C.2, Valentini R.2, Lentini G.2, Tetè G.3
1Coordinatore Corso di laurea in Igiene Dentale, Università Vita-Salute San Raffaele, Centro di Igiene Orale e Prevenzione, Dip. Odontoiatria direttore Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
2Studenti del Corso di Laurea in Igiene Dentale, Università Vita-Salute San Raffaele, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano Presidente Corso di Laurea Prof. R. Burioni, Coordinatrice di Corso di Laurea Dott.ssa E. Polizzi, Dip. Odontoiatria direttore Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
3Odontoiatra, Dental School, Dip. Odontoiatria direttore Prof. E.F. Gherlone, Ospedale IRCSS San Raffaele, Milano
Introduzione La demenza senile è una sindrome neurodegenerativa che interessa gli anziani e coinvolge deficit di memoria e cognitivi. La patologia coincide con il deterioramento progressivo delle funzioni intellettive e mentali di un individuo. La più comune è il morbo di Alzheimer, seguita dalla demenza vascolare e la demenza dei corpi di Lewy. Statisticamente la demenza senile è tra le malattie più comuni al mondo con circa 18-24,5 milioni di casi che potrebbero salire a 81,1 entro il 2040. Data l’alta prevalenza della patologia e le possibili correlazioni con il cavo orale, lo scopo di questa revisione narrativa è quello di andare ad individuare in che modo l’igienista dentale può elaborare protocolli clinici specifici per i pazienti affetti, andando a sensibilizzare famigliari o caregivers. Nel paziente affetto da demenza senile l’igiene orale viene trascurata e spesso sottovalutata anche dai caregiver, causando l’inizio e lo sviluppo di patologie orali come la carie e la parodontite che comportano una conseguente difficoltà nell’alimentazione, portando a un peggioramento della qualità di vita.
Materiali e metodi È stata condotta una ricerca bibliografica su PubMed ed Eureka utilizzando keyword inerenti. Il campo di ricerca è stato ristretto in maniera tale da selezionare solo studi eseguiti dal 2005 al 2022 e sono stati esclusi articoli sprovvisti di full text.
Risultati Sono stati esaminati 94 articoli, 23 dei quali sono stati inclusi nella nostra revisione, applicando criteri che includessero articoli disponibili in full text, free full text e tra questi sono stati selezionati solo quelli che comprendessero revisioni della letteratura e revisioni sistematiche. Dai risultati ottenuti emerge che le patologie più frequenti sono quattro: il morbo di Alzheimer (50-70%), demenza vascolare (25%), demenza dei corpi di Lewy (15%), demenza frontotemporale. Alcuni studi hanno dimostrato che i pazienti con demenza spesso mostrano un comportamento resistente alle cure di igiene orale professionale e domiciliare evitando di ricevere qualsiasi tipo di assistenza. Pertanto empatia e protocolli specifici per i pazienti con demenza sono capacità richieste per gli operatori sanitari.
Conclusioni Nell’ambito della salute orale le persone affette da demenza senile soffrono di molteplici problemi legati ai tessuti molli orali, tra cui sanguinamento gengivale, tasche parodontali, lesioni della mucosa e flusso salivare ridotto. Pertanto, essendo un professionista della salute orale, il ruolo dell’igienista dentale risulta fondamentale, in quanto può elaborare piani di assistenza sanitaria orale individualizzati e programmi di prevenzione efficaci e personalizzati, sia per ridurre il rischio di insorgenza di tali problematiche orali, che migliorare la qualità della vita nei pazienti affetti.
Treatment of dentinal hypersensitivity in the periodontal patient: biomimetic hydroxyapatite and lactoferrin
Santucci F., Mercuri P., Pernarella S., Vozza I.
Corso di Laurea di Igiene dentale C – ASL Latina Sapienza Università di Roma
Introduction The aim of this clinical study was to determine the efficacy of a toothpaste with 10% biomimetic hydroxyapatite and lactoferrin in the treatment of dentinal hypersensitivity in periodontal patients and to assess its effectiveness also for reducing the inflammatory status in periodontal patients over a period of 1, 4 and 8 weeks.
Methods The data used for this open unicentric clinical study were recorded by a single researcher, during ward activity, in the medical records according to the product application protocol and there was no control group. This study was carried out at the “Di Liegro Hospital” in Gaeta. The mechanism of action of the product examined is to penetrate and fix itself in the crystall lattice of the enamel, reconstructing and repairing it; the association of biomimetic hydroxyapatite with lactoferrin allows this product to have an anti-inflammatory action in the presence of periodontal diseases. The study sample was therefore selected on the basis of a test carried out using the Schiff technique, with subjects being considered eligible for the study if they presented values from 1 to 3 on the scale of this test, by means of an anamnestic evaluation and an objective examination with compilation of the patients’ periodontal file, following a periodontal survey. During the first visit, the subjects received a professionally administered scaling procedure, after which they were re-examined for tactile hypersensitivity and air-blasting of the dentine (post-scaling examinations). All patients in the sample were instructed in home oral hygiene: it is recommended that the product be used three times a day, applied with a soft-bristled toothbrush and/or topically as a gel on teeth with strong sensitivity and deep cervical lesions and gingival recessions. Measurements were performed after 1, 4 and 8 weeks of the therapy to assess the effects of desensitization. The evaluations were analyzed using the one-way analysis of variance and repeated measurement test (p < 0,05).
Results In total 15 subjects completed the 8-week study. No statistically significant differences from baseline scores were indicated at post-study examination. Significant differences emerge between the baseline measurements and those taken in the follow-ups from week 1 to week 8. We can see that these differences are decreasing, but still significant at weeks 1, 4 and 8. In percentage terms, at baseline 6 patients (40%) had a grade 3 on the Schiff scale, 6 patients (40%) had a grade 2 and 3 patients (20%) had a grade 1. At post-scaling there were 4 patients (27%) with a grade 3, 9 patients (60%) with a grade 2 and 2 patients (13%) with a grade 1. At follow-up after the first week 2 patients reported grade 3 (13%), 9 patients (60%) reported grade 2 and 4 patients (27%) reported grade 1. After 4 weeks 1 patient had grade 3 (7%), 4 patients (27%) grade 2, 8 patients (53%) grade 1 and 2 patients (13%) grade 0. At 8 weeks 1 patient (7%) had grade 2, 9 patients (60%) grade 1 and 5 patients (33%) grade 0. With regard to the parameters recorded in the periodontal chart for each patient, we can highlight some changes. At baseline the number of bleeding sites out of a total of 128 sites examined was 65; at week 4 follow-up the patients had a total of 37 bleeding sites and finally at week 8 follow-up we assessed a total of 19 bleeding sites out of 128 examined. With regard to the Full Mouth Plaque Score, the sample showed a difference in presence of bacterial plaque from baseline of 88%, at week 4 of 46.9% and at week 8 of 20%. The assessment measures were further analyzed with reference to the depth of the starting pocket, as a minimal reduction in the periodontal pocket was assessed, not due to the action of the product, but rather only due to the attenuation of inflammation parameters: the mean number of sites with PPD > 3.5 mm was 32; the mean PPD at baseline was 3.08 mm. At re-evaluations at 4 and 8 weeks the value decreased to 3.02 mm and 2.89 mm respectively, revealing a mean PPD reduction of 0.06 mm at week 4 and 0.19 mm at week 8. The clinical attachment level (PPD + Rec) achieved a gain of 0.09 mm from baseline to week 4 and a gain of 0.26 mm from baseline to week 8. Pockets ranging from 1 to 3 mm achieved a mean PPD gain of 0.09 mm from baseline to week 4 and from baseline to week 8 a gain of 0.21 mm; pockets ranging from 3.5 to 6 mm showed a mean PPD gain of 0.11 mm from baseline to week 4 and from baseline to week 8 a mean gain of 0.2 mm.
Conclusion This clinical study tested a product used to treat dentinal hypersensitivity by applying it to a sample of periodontal patients with the aim of studying the efficacy over time of the product’s two basic components, biomimetic hydroxyapatite and lactoferrin. The average trend in the product’s efficacy is increasing in terms of the Schiff test, especially at the four- and eight-week follow-ups. The aim of this clinical study was to highlight the efficacy of the combination of two components, such as Biomimetic Hydroxyapatite and Lactoferrin, present in a toothpaste, in order to assess whether the treatment had the following primary outcome variables: reduction in dentinal hypersensitivity; reduction in bleeding on probing (BoP); evaluation of the presence of plaque; interruption of the progression of gingival recessions (Rec) present. As secondary variables: assessments of the level of clinical attachment (CAL) and periodontal probing depth (PD). We therefore consider the product valid in counteracting the algogenic symptomatology typical of dentinal hypersensitivity and the ability to reduce the inflammatory state in periodontal patients.
Prevenzione e promozione della salute orale in gravidanza: l’attitudine dei professionisti in area ostetrica. Studio qualitativo fenomenologico descrittivo
Panzeri M. C.1, Nespoli A.2, Vescovi F.3
1Docente CdL in Igiene Dentale – Università degli Studi di Milano-Bicocca
2Ricercatrice – Università degli Studi di Milano-Bicocca
3Igienista dentale – Università degli Studi di Milano-Bicocca
Introduzione La salute orale nel percorso nascita è un fattore molto importante e incidente sul benessere di madre e bambino. In particolare, incide su esiti di salute a breve, medio e lungo termine come malattia parodontale, infiammazioni gengivali, carie della prima infanzia, ma anche a livello ostetrico determinando particolari esiti della gravidanza come parto pretermine, aborto spontaneo, basso peso alla nascita: un ulteriore aspetto che più in generale incide nella vita adulta e risulta essere un elemento importante di salute pubblica. A fronte di questo background nasce l’intenzione di andare a conoscere il ruolo dei professionisti in area ostetrica, al fine di poter programmare delle azioni incisive da parte dell’igienista dentale sulla salute orale nel percorso nascita. Obiettivo dello studio è indagare le conoscenze, le competenze e le attitudini del personale ostetrico sulla salute orale nel percorso nascita.
Materiali e metodi È stato utilizzato un disegno di studio di tipo qualitativo con approccio fenomenologico descrittivo per il quale è stata ottenuta l’approvazione del comitato etico UNIMIB Milano-Bicocca. I dati utili allo studio sono stati raccolti tramite la conduzione di focus group con il personale ostetrico. L’analisi qualitativa dei dati è stata svolta attraverso il software di analisi testuale Nvivo. I focus group sono stati condotti attraverso l’ausilio di un Topic Guide basato sui risultati della revisione della letteratura e dei temi emergenti. Le domande guida sono state sviluppate per aiutare la raccolta dei dati e assicurarsi che gli intervistati fossero indirizzati (ma non limitati) ad affrontare i temi rilevanti. Durante la conduzione dei focus group sono state rispettate le regole di base, in particolar modo preservando la riservatezza dei dati.
Risultati Sono stati condotti 4 focus group con la partecipazione complessiva di 21 ostetriche. La durata massima dell’incontro è stata di 60 minuti. L’età media delle partecipanti è di 30-35 anni con un’esperienza professionale in media di circa 10 anni. Tutte le ostetriche partecipanti esercitano la loro professione a livello territoriale e/o ospedaliero. I dati sono stati trascritti integralmente per poter svolgere l’analisi tematica attraverso l’utilizzo del software NVivo. Dall’analisi sono emersi tre temi principali: 1. approccio conoscitivo al tema della salute orale, 2. approccio clinico, 3. attitudine di fronte alla proposta di attività di promozione e prevenzione della salute orale nel percorso nascita.
Discussione Il primo tema emerso è l’approccio conoscitivo al tema della salute orale. L’argomento descrive l’influenza della vita personale e professionale, con aggiunta la dimensione extracurriculare, sottolineando l’ambivalenza dei luoghi e degli strumenti di apprendimento delle conoscenze. In relazione a questo le ostetriche hanno dichiarato di aver iniziato a interfacciarsi al tema durante la loro esperienza clinica, affiancando colleghe ostetriche che inserivano la figura dell’igienista dentale durante corsi di accompagnamento alla nascita, e incontrando le donne, a più livelli (pronto soccorso, ambulatorio, consultori), che riferivano problematiche a carico del cavo orale. Dall’altra parte la fonte di maggior acquisizione è emersa essere l’uso dei social media attingendo ai contenuti pubblicati da igienisti dentali. Talvolta l’esperienza professionale ha inciso sulle scelte della vita personale, influenzandola a tal punto da spingere alcune delle partecipanti ad approfondire ciò che avevano appreso e applicarlo nella loro quotidianità. In relazione all’applicazione clinica delle conoscenze acquisite in merito alla salute orale nel percorso nascita, emerge che esistono punti critici che limitano e frenano l’affrontare il tema nell’esercizio clinico. Le ostetriche, infatti, argomentano la necessità di approfondimento delle conoscenze durante il corso dei loro studi universitari, sottolineando più volte la necessità di avere basi solide per condurre, da professioniste, un discorso approfondito e mirato, su tematiche di salute orale, soprattutto in termini di prevenzione. Inoltre, emerge che le ostetriche nell’incontro con la donna dichiarano di non considerare, generalmente, la salute orale come un tema di primaria importanza, considerandolo secondario rispetto alle tematiche più strettamente correlate al percorso nascita e sottolineando di sentire il dovere di rispondere in primis all’esigenza che la donna manifesta, rispetto agli argomenti di salute orale o a una deviazione dalla normalità che notano loro stesse. In relazione all’ultimo tema individuato, attitudine di fronte alla proposta di attività di promozione e prevenzione della salute orale nel percorso nascita, è bene sottolineare positivamente l’adesione collettiva delle ostetriche nei confronti dell’avvio di programmi di prevenzione e promozione della salute orale nel percorso nascita.
Conclusioni Lo studio rappresenta il punto di partenza per la progettazione e realizzazione di interventi di educazione sanitaria nell’ambito della salute orale. È importante che in ricerca si continui a indagare sul tema trattato, fornendo in questo modo continui “spunti” per azioni di prevenzione e promozione della salute, ponendo una particolare attenzione al consolidamento delle conoscenze attraverso i percorsi formativi di base, al miglioramento dell’approccio interdisciplinare al tema della salute orale, focalizzandosi su professionisti sanitari, come gli igienisti dentali, che detengono un ruolo strategico in ambito preventivo e promozionale. Per favorire la salute orale in area materno-infantile e, più in generale della popolazione, anche e soprattutto a quella fragile, c’è la necessità di realizzare servizi accessibili. Per raggiungere questi obiettivi bisogna concentrarsi in primis sul rinforzo dei servizi di salute orale e sul ruolo importante dell’igienista dentale.
Implicazioni dell’infezione COVID-19: effetti sulla salute orale e correlazioni con la salute sistemica
De Chiara N.1, Germinara M.1, Mazza C.2
1Docente a c. CSID Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”
2Direttore delle Attività didattiche CSID Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”
Introduzione È ormai noto come il recettore Angiotensin Converting Enzyme 2 (ACE2) medi l’entrata di SARS-CoV-2 (e altri Coronavirus) all’interno delle cellule dell’ospite. I tessuti orali possono trattenere un’elevata carica virale, in quanto le cellule delle ghiandole salivari, della lingua e delle tonsille trasportano la maggior parte dell’RNA legato alle proteine di cui il virus SARS-CoV-2 ha bisogno per infettare le cellule.La comprensione dell’impatto che il COVID-19 ha sulla salute orale è fondamentale per i professionisti del settore dentale, per poter rispondere efficacemente alle esigenze di cura dei pazienti, comprese le possibili implicazioni derivanti a livello sistemico.
Materiali e metodi Attraverso una disamina della letteratura sono state indagate le principali manifestazioni orali della malattia Covid-19 e l’associazione tra parodontite e gravità dell’infezione da SARS-CoV-2.
Risultati Nei pazienti colpiti da COVID-19 è riportata, in letteratura, l’associazione con diverse manifestazioni orali: infiammazione gengivale, xerostomia, lesioni orali, dolore oro-facciale e perdita del gusto. Tali manifestazioni possono indurre una riduzione della compliance e aggravare pregresse problematiche oro-gengivali. La disamina della letteratura ha messo inoltre in luce un’interessante associazione tra carente salute parodontale e gravità della malattia da COVID-19. In particolare la parodontite si associa a gravi esiti di COVID-19, con maggiore probabilità di ricovero in terapia intensiva, necessità di ventilazione assistita e maggior rischio di morte, rispetto ai pazienti con una buona salute orale. Un’igiene orale inadeguata può, infatti, aumentare il rischio di scambi interbatterici tra bocca e polmoni, con aumento delle citochine infiammatorie a livello polmonare, causando infezioni al loro interno, oppure esacerbare il quadro patologico infiammatorio, già attivo durante l’infezione polmonare da COVID-19.
Conclusioni Le condizioni di salute orale dovrebbero essere valutate e considerate sia nell’insorgenza, sia nella progressione della malattia da COVID-19. Si evidenzia la necessità di ulteriori studi osservazionali incentrati su questo problema e sulle relazioni causali tra le manifestazioni orali e COVID-19, vista la complessità della problematica. Si conclude sottolineando l’esigenza di una igiene orale adeguata, attuata anche all’interno delle unità ospedaliere, per la prevenzione e gestione delle complicanze da COVID-19.
Progetto UVA “l’Università Va all’Asilo”
Perrotta M., Manicone C., Dalcerri E., Cristofalo A., Henin D., Canciani E., Carmagnola D., Dellavia C.
Università Degli Studi di Milano
Introduzione “L’Università Va all’Asilo” è un progetto di promozione della salute nelle scuole dell’infanzia della città di Milano, rivolto ai bambini e alle loro famiglie. Lo scopo del progetto è stato quello di sensibilizzare sin dalle prime fasi dell’infanzia nei confronti dei corretti stili di vita quali l’igiene orale e le sane abitudini alimentari.
Materiali e metodi Gli studenti dei Corsi di Laurea di Igiene Dentale e Dietistica dell’Università Degli Studi di Milano, dopo essere stati formati dai loro tutor, hanno svolto una serie di interventi nelle classi delle scuole dell’infanzia milanesi, riportando ai bambini dei concetti base relativi ad uno stile di vita sano attraverso un gioco di ruolo. Per verificare l’apprendimento dei bambini è stato usato lo strumento del disegno, in quanto attraverso gli studi psico-pedagogici sappiamo che grazie al disegno il bambino dialoga con il mondo degli adulti. Gli interventi si sono svolti nel periodo tra giugno 2019 e marzo 2020, quando si sono fermati a causa della pandemia da Sars-Cov-2. Il gioco di ruolo si è svolto dotando ogni bambino di una pettorina e successivamente è stata consegnata loro in maniera casuale una card con sopra disegnata un’immagine inerente stili di vita sani e meno sani che loro hanno potuto incollare alla propria pettorina. Ogni bambino ha impersonato il proprio personaggio capendo se fosse un alimento sano o nocivo e se facesse bene o male ai denti. Per la verifica dell’apprendimento dei concetti proposti, alla fine dell’incontro è stato chiesto ai bambini di disegnare ciò che avevano appreso. Successivamente i disegni sono stati raccolti e analizzati da una psicologa specializzata in pedagogia infantile.
Risultati Le scuole coinvolte sono state 37 per un totale di 3926 bambini. Il numero totale di disegni raccolti è stato 694, di questi 510 sono stati presi in considerazione per la valutazione, in quanto coerenti con la consegna. L’88% degli elementi disegnati afferivano ai cibi sani e alle buone abitudini e in particolare il 41% agli elementi proposti nell’ambito dell’igiene orale.
Conclusione Nonostante il disegno sia uno strumento per definizione “statico”, simile quindi a una fotografia, applicato a un’esperienza di questo tipo assume una dinamicità attraverso la quale è stato possibile valutare l’apprendimento di quanto esposto durante l’intervento, evidenziando come il bambino abbia appreso la differenza tra “buone” e “cattive” abitudini.
Valutazione della consapevolezza nei genitori di bambini e adolescenti diabetici in merito alla salute orale, crescita e pratiche di cura dei propri figli
Todeschini M.1, Giordano G.1, Musolino G.1, Robustino S.2, Maurino V.1
1Università degli Studi dell’Insubria, Corso di Laurea in Igiene Dentale
2Igienista dentale ASST Sette Laghi
Introduzione Il diabete mellito è una condizione di iperglicemia cronica provocata da un insieme di disordini metabolici che causano un difetto nella secrezione e/o azione dell’insulina. Ne esistono di due tipi: diabete mellito di tipo 1 e diabete mellito di tipo 2. Il diabete, oltre alle complicanze sistemiche, micro e macro angiopatie, retinopatia, malattie cardiovascolari, nefropatie e neuropatie periferiche, coinvolge anche il cavo orale. Le condizioni che più si osservano nei soggetti diabetici sono: gengivite e parodontite, squilibrio nell’eruzione dentale e carie dentali. L’igienista dentale è la figura che si occupa di prevenzione delle condizioni oro-dentali dei propri pazienti; per far ciò deve essere cosciente e consapevole della malattia per poterla trattare e prevenirne le complicanze. Inoltre, deve dare informazioni corrette ai propri pazienti e, nel caso di pazienti pediatrici, ai genitori. Scopo del lavoro è valutare la consapevolezza e la conoscenza della correlazione tra diabete e complicanze orali nei genitori di bambini e adolescenti in cura presso i centri di diabetologia pediatrica dell’ASST Sette Laghi.
Materiali e metodi Lo studio osservazionale trasversale è stato condotto su un campione di 61 persone che si sono recate presso i centri diabetologici di Varese e Tradate. Dopo aver preso visione del foglio informativo e prestato il consenso informato, è stato consegnato un questionario di 27 domande a cui rispondere in modo anonimo. Le informazioni richieste hanno riguardato: dati anagrafici, consapevolezza dei genitori, pratiche di igiene orale, conoscenza della correlazione tra diabete e problematiche del cavo orale. Gli intervistati per esser inclusi nello studio dovevano essere genitori di almeno un figlio affetto da diabete, di età compresa tra 1 e 18 anni.
Risultati L’età media dei partecipanti è di 42 anni; 61 sono gli intervistati (50 madri e 11 padri). L’età media dei figli è 12 anni e l’intervallo di tempo in cui è stata diagnosticata la patologia varia dai 2 ai 6 anni. Il 97% dei soggetti affetti da diabete è colpito dal diabete mellito di tipo 1. Per quanto riguarda le abitudini e le conoscenze di igiene orale dei genitori, si è potuto evidenziare come la maggior parte di essi è a conoscenza del fatto che l’avanzare dell’età non implica la perdita di denti, che la causa dell’infiammazione gengivale è dovuta all’accumulo di placca batterica, che se non trattata può portare alla perdita di denti, e che non tutti i batteri che colonizzano il cavo orale hanno un ruolo negativo. Dal questionario è emerso, inoltre, che il 13% dei bambini diabetici è stato portato in uno studio odontoiatrico prima dei 3 anni, il 59% tra i 3 e i 6 anni, il 16% dai 6 a 12 anni e il 2% dopo i 12 anni. Mentre per quanto concerne la frequenza, il 13% dei genitori porta il figlio in studio ogni 3 mesi, il 23% dai 3 ai 6 mesi, il 10% tra i 6 e i 12 mesi, il 25% una volta l’anno, il 15% ogni due anni e il 7% dai due anni in su. La motivazione per cui i genitori portano i figli in studio è per il 50% il controllo odontoiatrico, il 33% igiene orale professionale, il 13% la visita ortodontica e il 9% per casi emergenziali. È stato chiesto, inoltre, ai genitori se fossero consapevoli della relazione tra diabete e patologie orali: il 49% ha risposto sì, mentre il restante 51% no. A chi ha risposto affermativamente è stato chiesto da chi avesse reperito le informazioni: il 34% dal medico diabetologo, il 20% dall’odontoiatra, il 18% dall’igienista dentale e la restante parte dal medico generale, da articoli di giornale, da internet e la televisione o da conoscenti. Dal questionario è stato poi estrapolato che il 30% dei figli degli intervistati è affetto da carie, il 23% da malposizione dentaria, il 21% da afte, il 13% da gengivite, il 6% da candida, il 5% da secchezza, il 2% da infiammazione delle mucose, 1% da bruciore e 1% da ascessi.
Conclusione I genitori hanno scarsa consapevolezza di come il diabete possa influire sull’insorgenza e aggravamento delle condizioni del cavo orale, tra cui carie, gengivite e parodontite. Nonostante ciò sotto il punto di vista delle conoscenze generali in merito al cavo orale, circa il 76% dei genitori possiede quelle necessarie a comprendere l’eziopatogenesi delle principali patologie della bocca, anche se c’è un’inadeguata sensibilizzazione a seguire controlli odontoiatrici periodici e mantenere un corretto livello di igiene orale. Da questo si evince l’importanza di informare in modo più efficace le famiglie in cui è presente un bambino diabetico.
Dieta vegana nelle varie fasce d’età: focus sulla salute orale
Barbarulo F., Bizzoni A., Catapano M., Di Clemente G., Giampietro Y., Mazziotta V., Mezzazappa M., Pierantozzi G., Scaramucci B., Trevisani F.
Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente
Introduzione Negli ultimi anni la dieta vegana sta ottenendo sempre più consensi nella popolazione italiana, determinando un dibattito tra benefici e rischi. Scopo dell’indagine è stato quello di valutare i cambiamenti orali eventualmente emersi nelle abitudini degli intervistati, valutando le loro percezioni.
Materiali e metodi È stato proposto tramite social, a un gruppo di 465 persone che seguono uno stile di vita vegano, un questionario comprendente alcuni quesiti sulle abitudini alimentari, di igiene orale professionale e domiciliare.
Risultati Sono emerse alcune tendenze sulle caratteristiche dei partecipanti (predominanza di donne tra i 25 e 50 anni), che lavorano principalmente come impiegati e liberi professionisti, frequentano lo studio odontoiatrico almeno una volta l’anno, il 78% non fuma e l’83% non è seguito da un nutrizionista, ma la maggior parte integra l’alimentazione con vitamine e ferro. Il 99% afferma di non aver ricevuto consigli dal proprio igienista/odontoiatra riguardo prodotti e alimenti volti a preservare lo stato di salute orale. Il 32% comunica il manifestare di ipersensibilità dentinale, il 22% riferisce infiammazione e/o sanguinamento gengivale e l’11% ha notato pigmentazioni estrinseche sulle superfici dentali. Inoltre, il 25% degli intervistati riferisce di avere carie, il 12% erosioni dentali e il 20% reflusso gastroesofageo, mentre solo il 2% dichiara di avere alterazioni del flusso salivare.
Conclusioni Dall’indagine è emerso che la maggioranza degli intervistati non si affida a professionisti per la cura della loro salute orale, il 20% non si sottopone a controlli periodici. La maggior parte si affida a paste dentifricie in commercio non specifiche per le loro condizioni orali, altri si affidano a prodotti “fai da te” di cui non ci è nota la composizione. Una cospicua percentuale di intervistati manifesta carie, infiammazione e/o sanguinamento gengivale, erosione e pigmentazioni. Al contrario delle aspettative, la maggioranza non ha notato alterazioni del flusso salivare.
Trattamento parodontale non chirurgico: conventional staged debridement vs full mouth disinfection
Leone S., Troiani G., Pezzotti F., Matassa A., Mele B., Migliario M.
Corso di Studi in Igiene Dentale, Università degli Studi del Piemonte Orientale
Introduzione In Italia circa il 60% della popolazione è affetta da malattia parodontale. La terapia parodontale non chirurgica (TPnC) è la prima fase del trattamento delle malattie parodontali ed è considerata il “gold standard”. L’obiettivo è valutare due tipi di protocolli utilizzabili nella terapia parodontale non chirurgica, Conventional Staged Debridement (CSD) e Full Mouth Disinfection(FMD), per confrontarne l’efficacia e definire quale utilizzare per ottenere il risultato prefissato nel contenimento e stabilizzazione della malattia parodontale in ogni paziente.
Materiali e metodi Effettuare una revisione della Letteratura utilizzando la banca dati PuBMed® attraverso le parole chiave “Conventional Staged debridement”, “Conventional Quadrant Debridement”, “Conventional Periodontal Debridement”, “Conventional Quadrant Scaling and Root Planning”e “Full Mouth Disinfection”.
Discussione Otto studi evidenziano miglioramenti clinici e microbiologici aggiuntivi legati al protocollo FMD, osservando una riduzione statisticamente significativa dei valori clinici parodontali PD e BoP e una riduzione statisticamente significativa di bastoncelli e spirochete. Uno studio ha valutato, l’efficacia di CSD e FMD nella riduzione dell’alitosi, concludendo che entrambi sono efficaci nel trattamento di quest’ultima. Undici studi non evidenziano vantaggi clinici e microbiologici aggiuntivi significativi a seguito di FMD. Due studi hanno valutato l’effetto della TPnC sulla qualità della vita, concludendo che entrambi i protocolli ottengono un effetto positivo comparabile. Quattro Studi, hanno valutato l’efficacia delle due modalità di trattamento in termini di tempo di esecuzione, concludendo che attraverso la CSD il tempo impiegato è maggiore rispetto al trattamento FMD.
Conclusioni Dagli studi emerge che esiste una sostanziale equivalenza, da un punto di vista sia clinico sia microbiologico, della TPnC effettuata con il protocollo CSD e FMD.
Valutazione dell’efficacia della motivazione a breve e a lungo termine in individui over 70 autosufficienti
Palladino E., Commisso L., Grandini S.
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Biotecnologie Mediche Corso di Laurea in Igiene Dentale
Introduzione L’Italia risulta essere il paese con il più alto tasso di over 65 e questo può essere tradotto in un’alta aspettativa di vita, ma non si può ignorare il fatto che si tratti di una popolazione che fa fatica a prendersi cura di sé e a eseguire le attività quotidiane di base a seguito di limitazioni, condizioni fisiche e problemi di salute anche gravi. Risulta essere quindi fondamentale potenziare il sistema di “welfare” italiano per l’assistenza sociale e sanitaria, unendo le forze del pubblico con quelle del privato, per un razionale impiego delle risorse disponibili. Obiettivi: verificare l’efficacia della motivazione all’igiene orale a breve e a lungo termine in individui over 70 autosufficienti; valutare, nel personale sanitario e nei caregiver, la percezione della propria igiene orale e le conoscenze relative alle condizioni di igiene orale e protesica dell’assistito.
Materiali e metodi Il protocollo prevede la suddivisione in 3 gruppi del campione preso in esame:
- 30 soggetti istituzionalizzati in residenze assistenziali di Siena e provincia;
- 30 soggetti domiciliati presso la propria abitazione, indipendenti, afferenti al reparto di Odontoiatria dell’U.S.L. SudEst, sito presso il Poliambulatorio di Pian d’Ovile a Siena;
- 30 soggetti domiciliati presso la propria abitazione, assistiti da caregiver, afferenti al reparto di Odontoiatria dell’U.S.L. SudEst, sito presso il Poliambulatorio di Pian d’Ovile a Siena.
- I soggetti sono stati scelti in base a criteri di inclusione ed esclusione. Criteri di inclusione: soggetti over 70 autosufficienti; soggetti che non avessero avuto un controllo orale odontoiatrico o rinforzo motivazionale da almeno 1 anno. Criteri di esclusione: soggetti non autosufficienti. Il protocollo prevede 3 visite per ogni soggetto.
- A T0 durante la quale è stato fatto firmare il consenso informato e al trattamento dei dati personali, è stata compilata la cartella clinica ed è stato effettuato un controllo orale e protesico con rilevazione dell’Indice di Placca (Plaque Index, PI) e dell’Indice di Sanguinamento (Bleeding on Probing, BOP).
- A T+3M (dopo 3 mesi da T0) durante la quale sono stati rivalutati PI e BOP e i manufatti protesici, è stato dato un rinforzo motivazionale ed è stato consegnato un kit con prodotti e ausili per l’igiene orale domiciliare.
- A T+1A (dopo 1 anno da T0) durante la quale sono stati rivalutati P.I. e B.O.P. e i manufatti protesici.
Tra le prime due visite è stata effettuata motivazione e sono state impartite istruzioni di igiene orale domiciliare, collettive nei soggetti istituzionalizzati e individuali per i soggetti domiciliati. Parallelamente agli incontri con i soggetti anziani, è stato somministrato un questionario e date istruzioni di igiene orale e protesica al personale sanitario e ai caregiver, addetti all’assistenza.
Risultati Tramite un’analisi statistica di tipo parametrico, è stato studiato l’andamento della variazione dell’Indice di Placca (PI) e del Sanguinamento al Sondaggio (BOP) nei vari gruppi di studio. Per quanto riguarda il PI, si evince che i tre gruppi hanno avuto un andamento similare nelle tre fasi di studio: la motivazione ha portato un miglioramento di questo indice al controllo dopo 3 mesi dalla motivazione, i pazienti quindi ricordavano le manovre di igiene orale domiciliare impartite durante la prima visita. A un anno dalla prima visita, si nota un netto peggioramento della situazione di igiene orale e protesica, soprattutto nel gruppo dei soggetti domiciliati autonomi. Andamento similare risulta avere il grafico dove viene analizzato il BOP. Per quanto riguarda il punteggio ottenuto al questionario somministrato al personale assistenziale, si evince una preparazione media sulle conoscenze relative alle condizioni di igiene orale e protesica, personali e dell’assistito. Da questo studio è stato possibile verificare come la motivazione abbia portato un netto miglioramento della condizione orale del soggetto anziano, contribuendo a una soddisfazione personale e relazionale, questo soprattutto nei gruppi dei soggetti istituzionalizzati e quelli domiciliati con assistenza, poiché, grazie alla presenza costante del caregiver, ricevevano un controllo e un rinforzo motivazionale costante nel tempo. Da questi risultati si evince l’importanza e la necessità di eseguire anche una formazione adeguata durante il percorso formativo degli operatori sull’igiene orale rivolta all’assistito, sia per i denti naturali che per le protesi.
Conclusione Risulta essere importante recuperare l’attenzione culturale sia da parte dell’assistito, sia del caregiver che degli operatori sanitari e dei familiari, su un distretto anatomico fondamentale per il benessere psico-fisico individuale, con la necessità di una motivazione costante per controllare e migliorare l’igiene orale e protesica nel soggetto anziano, sia esso domiciliato o istituzionalizzato. La gestione del cavo orale e dei manufatti protesici diverrà sempre più complessa, perché sempre più complesse saranno le riabilitazioni protesiche stesse. Si potrà ovviare a un problema di comunicazione tra le varie figure professionali e alle problematiche di memoria, legate all’età del paziente, attraverso la compilazione da parte dell’odontoiatra di una cartella clinica, il “Passaporto Odontoiatrico”, in cui dovrà essere indicata la storia odontoiatrica del paziente, completata dalle adeguate indicazioni sul mantenimento dell’Igiene orale e protesica da parte dell’igienista dentale. Di fondamentale importanza inoltre risulterà essere l’inserimento della figura dell’Igienista Dentale all’interno delle RA, RSA e RSD, con il compito di un monitoraggio continuo e costante dell’igiene orale e protesica, e di programmazione di incontri periodici di motivazione, collettiva e individuale, attraverso un linguaggio e un’azione adeguata all’età, alle necessità e alle problematiche psicomotorie e patologiche del paziente stesso.