INTRODUZIONE
La gravidanza è uno degli eventi più intensi nella vita di una donna e nella coppia. La durata di una gravidanza umana, fino al termine completo, è di 40 settimane; il parto che avviene prima della trentasettesima settimana di gestazione è considerato pretermine indipendentemente dal peso del neonato (Organizzazione Mondiale della Sanità). Nell’anno 2015 in Italia le nascite complessive sono state 488 mila, come si evince nel Rapporto sull’evento nascita in Italia 2015 (dati ISTAT); si calcola che il 13,5% di queste avviene prima del termine e le cause possono essere molteplici. Negli ultimi anni la frequenza del parto pretermine è aumentata e tende ancora a crescere: in Italia ogni anno si registrano 40.000 parti prematuri. Fra i principali fattori di rischio del parto pretermine troviamo l’ipertensione della gestante, età avanzata, precedente parto pretermine (Jeffcoat, 2001), infezioni, bassa statura della madre, stress fisico e psicologico, status socio-economico-culturale basso, dieta povera, tabagismo e consumo di alcol (Offenbacher, 2001). Negli ultimi decenni è stato inoltre documentato che il trattamento di infezioni materne del tratto genitale superiore e inferiore e di siti distanti dalla pelvi possono positivamente influenzare l’esito del parto a termine (Goepfert, 2004). Si ipotizza che anche le infezioni orali siano incluse tra quelle patologie trattabili in termini di prevenzione, infatti Offenbacher nel 1996 fu tra i primi a considerare la malattia parodontale come un fattore di rischio significativo (80%), causa di basso peso alla nascita e parto pretermine. Inoltre è riuscito a dimostrare la possibile trasmissione verticale da madre a figlio dei batteri presenti all’interno della cavità orale, responsabili di gengivite e malattia parodontale. Negli anni successivi, la relazione tra malattia parodontale e nascite pretermine è stata oggetto di molti studi con risultati contrastanti, alcuni hanno evidenziato l’associazione tra infezioni orali materne ed esiti avversi della gravidanza, altri non evidenziano alcuna correlazione fra i due eventi. Gli studi che sottolineano tale relazione fra malattia parodontale e nascita pretermine hanno suscitato notevole interesse scientifico e clinico, aumentando l’attenzione professionale e delle istituzioni sui possibili interventi preventivi prenatali nel campo della salute orale. In particolare, sembrerebbe che l’eccesso dei patogeni orali associati alla malattia parodontale venga coinvolto nella risposta infiammatoria materna o fetale (Jiang et al., 2015; Bogges, 2006). La verifica di questo nuovo fattore di rischio e dell’esito del suo trattamento, definizto circa dieci anni fa, ha permesso la raccolta di dati a livello scientifico; purtroppo questi ultimi, a causa di differenze nella selezione del campione, tempistica e protocollo di cura non permettono il raggiungimento di considerazioni univoche e si ritengono necessari, a tal proposito, ulteriori approfondimenti (Xiong, 2006). I numerosi studi in questo campo e i tentativi di riduzione dei fattori di rischio fatti negli ultimi trent’anni non hanno diminuito il numero di soggetti con basso peso alla nascita (Lu, 2003). Le prove scientifiche esistenti sottolineano l’associazione direttamente proporzionale tra la presenza e la gravità delle infezioni gengivali e il parto prematuro, il ritardo di crescita del feto, l’aborto spontaneo e la preeclampsia; tuttavia il ruolo di queste infezioni come possibile fattore di rischio o concausale degli esiti avversi della gravidanza non è stato sempre confermato (Kim 2012, Jeffcoat 2001, Offenbacher 2001) giustificando così anche il punto di vista di chi non crede in una correlazione fra i due elementi.
La gravidanza
la gravidanza è una condizione fisiologica naturale nella quale si viene a trovare una donna fecondata e durante la quale si sviluppa il prodotto del concepimento. L’inizio della gestazione coincide con il giorno della fecondazione e termina con il parto, atto con il quale viene alla luce il prodotto del concepimento. La durata della gravidanza è calcolata in quaranta settimane (280 giorni) a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione. La gravidanza è un normale processo fisiologico che, solo occasionalmente, è complicato da condizioni patologiche pericolose per la salute della madre, del feto o di entrambi; tuttavia una gravidanza, anche se normale, altera in maniera significativa la fisiologia della donna e presenta potenziali rischi di una modificazione dello stato della salute sia nella madre che nel feto. Una corretta supervisione della gravidanza rappresenta la premessa indispensabile per garantire la migliore tutela della salute di entrambi. Nonostante l’utilizzo di sempre più innovative strumentazioni di diagnosi e terapia, ancora oggi, gli esiti avversi in gravidanza rappresentano il maggior problema di salute pubblica nel mondo; in Italia il 13,5% dei bambini nasce pretermine andando così incontro ad un maggior rischio di morte e morbosità neonatale. Si è cercato e si cerca tuttora di indagare sui molteplici fattori di rischio, genetici, comportamentali, ambientali, andando ad intervenire laddove è possibile; l’eziologia del parto pretermine è, infatti, generalmente, multifattoriale ed è solitamente legata a patologie a carico del feto o della madre, anche se, in molti casi, l’eziologia appare del tutto sconosciuta. Nei nati pretermine, la probabilità di sopravvivenza è direttamente proporzionale al valore del peso alla nascita; i neonati con peso compreso tra 2000 e 2500 g hanno una probabilità di sopravvivere superiore al 95%, mentre nei bambini con peso alla nascita di circa 700-800 g, questa scende al 50% (Seow, 1997); la nascita prima della trentasettesima settimana può portare a una deficienza della funzionalità polmonare e dello sviluppo, nella maggioranza di questi casi, la prassi prevede che i bambini entrino nell’Unità di Terapia Intensiva per tentare di scagionare il rischio di mortalità perinatale. Ad oggi sono stati individuati molti fattori che predispongono al parto pretermine o che comunque agiscono da cofattori; l’incapacità, però, di risolvere questa situazione con interventi medici è da attribuire, probabilmente, alla presenza di altri fattori e cofattori che non sono stati ancora pienamente individuati (Yeo, 2005). Diversi ricercatori, negli ultimi vent’anni hanno fatto delle possibili cause degli esiti avversi in gravidanza oggetto di studio, ipotizzando che le nascite premature possano essere mediate indirettamente da infezioni “distanti” le quali portano al passaggio in circolo di batteri, ed uno degli aspetti di maggiore interesse è la possibilità che queste infezioni siano dovute ai batteri parodontopatogeni, con la conseguenza di una possibile associazione tra malattia parodontale e complicanze della gravidanza.
Obiettivo
Le finalità del presente lavoro sono principalmente due. L’obiettivo primario è stato quello di raccogliere dati e informazioni relativi alle abitudini d’igiene orale e alimentare di donne in gravidanza, al fine di verificare la conoscenza dei potenziali rischi di una cattiva igiene orale durante la gestazione. In secondo luogo si è voluto consegnare un depliant informativo che istruisse la futura mamma su come prendersi cura della propria igiene orale e su come affrontare i primi passi per la salute orale del nascituro. In particolare, ciò risulta doppiamente importante perché in gravidanza la donna è maggiormente ricettiva relativamente alla salute del bambino ed è proprio nell’infanzia, e principalmente attraverso la madre, che si acquisiscono le abitudini di igiene orale.
MATERIALI E METODI
È stato preso un campione random di donne in stato di gravidanza presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia “Ospedale Santa Maria della Misericordia”, reparto di ginecologia ed ostetricia e presso il Servizio Sanitario Regionale “USL Umbria 1” – Distretto del Perugino. L’indagine conoscitiva sulle abitudini d’igiene orale in gravidanza è stata effettuata tramite la somministrazione di un questionario; per fare ciò, si è ritenuto necessario richiedere alle strutture sanitarie specifiche autorizzazioni (richiesta presentata all’Ospedale S. M. della Misericordia: Prot. CLIGD-22/2016; richiesta presentata all’USL Umbria 1: Prot. 0036788 del 14/03/2016). Insieme alla richiesta di somministrazione del questionario è stato presentato un fac-simile dello stesso e dei moduli per il consenso al trattamento dei dati (D.Lgs. n.196/2003 sulla privacy). Le procedure seguite sono conformi alle norme etiche proposte dal comitato responsabile della sperimentazione umana e alla Dichiarazione di Helsinki del 1975.
Le caratteristiche specifiche del questionario sono: anonimato, per una maggiore veridicità dei dati raccolti; brevità, per una maggiore disponibilità da parte del campione nel compilarlo; semplicità di linguaggio, per una maggiore facilità di comprensione indipendentemente dal grado di istruzione e dalla nazionalità di appartenenza dei soggetti. Con la prima parte del questionario si è voluto raccogliere dati generali, non strettamente correlati al tipo di studio in atto, di tipo demografico, al fine di inquadrare i soggetti arruolati e quindi di verificare l’eterogeneità del campione. Sono stati quindi chiesti la nazionalità, l’età, lo stato civile, la zona di residenza, il grado d’istruzione e l’attività lavorativa dei soggetti. Alle strutture sanitarie alle quali ci si è rivolti è stato espressamente richiesto di poter arruolare donne che si trovassero a diverse settimane di gestazione, sempre allo scopo di rendere il campione più vario possibile; tale informazione è stata raccolta tramite un’apposita domanda del questionario. La seconda parte del questionario indaga, tramite domande a risposta multipla e aperte, sulla salute generale, le abitudini alimentari e quelle d’igiene orale. Si sono quindi prese in considerazione le patologie in atto e i farmaci assunti, le forme allergiche eventualmente presenti e gli allergeni più comuni e l’eventuale assunzione di prodotti fitoterapici e dietetici. Le domande riferite alle abitudini alimentari e d’igiene orale sono inerenti sia allo stato antecedente alla gravidanza che a quello attuale e mirano a individuare le abitudini scorrette più comuni. È stato quindi chiesto alle gestanti se la loro alimentazione seguisse un qualsiasi tipo di prescrizione medica e la frequenza nell’assunzione di alimenti dolci e bevande contenenti caffeina e teina. Le donne arruolate hanno fornito, inoltre, informazioni in merito alla frequenza con cui si prendono cura della propria igiene orale, alle problematiche orali riscontrate durante la gravidanza, specificando se queste erano presenti fin da prima; si è chiesto il tipo di dentifricio utilizzato e la frequenza nell’uso del collutorio e ci si è anche posti il problema di verificare il rapporto esistente fra le gestanti e le figure sanitarie, quali l’odontoiatra e l’igienista dentale. Si è chiesto loro la frequenza con la quale si sottoponevano prima e durante la gravidanza ai controlli odontoiatrici e alle sedute d’igiene orale e se hanno chiesto consiglio al medico in presenza di problemi quali sanguinamento e gonfiore gengivale. Si è ritenuto interessante conoscere anche la presenza di eventuali abitudini viziate indagando sulle variazioni che ci possono essere state in merito al consumo di alcolici e al quantitativo di sigarette fumate sia prima che durante la gravidanza. Il questionario comprende inoltre domande sulle precedenti gravidanze e sui tipici disturbi che si riscontrano in questa fase della vita di una donna.
In fondo al questionario è stato lasciato uno spazio riservato all’operatore in cui viene riportato il valore ottenuto dalla misurazione del pH salivare. Questo è stato misurato attraverso il confronto con tre tipologie di cartine tornasole PEHANON (pH 3,8-5,5 / pH 5,2-6,8 / pH 6,0-8,1) (Macherey-Nagel & Co; Germania) e veniva chiesto alle gestanti di inserire autonomamente all’interno della propria bocca una paletta di plastica (da caffè) per inumidirla con la saliva, l’operatore a questo punto, appoggiava la paletta sulla striscia tornasole ed effettuava la misurazione.
A tutte le donne che hanno partecipato all’indagine, chi solo tramite la compilazione del questionario e chi anche con la misura del pH salivare, è stata consegnata una brochure informativa (Fig. 1) con informazioni su compe prendersi cura dell’igiene orale propria e del proprio bambino.
Le procedure seguite sono conformi alle norme etiche proposte dal comitato responsabile della sperimentazione umana e alla Dichiarazione di Helsinki del 1975, dichiarando di avere ottenuto il consenso informato dai partecipanti e anche che il protocollo dello studio è stato approvato dal Comitato Etico di riferimento.
La sperimentazione è stata eseguita nel periodo che va da gennaio 2016 a settembre 2016.
RISULTATI
Sono state prese in esame 300 donne in gravidanza a qualsiasi settimana di gestazione. La maggior parte delle intervistate, 273 donne, pari al 91% del campione, proviene dall’Azienda Ospedaliera di Perugia “Ospedale Santa Maria della Misericordia”, reparto di ginecologia e ostetricia, mentre, il restante 9% (27 donne) è stato arruolato presso il Servizio Sanitario Regionale “USL Umbria 1”, Distretto del Perugino.
Dati demografici
Dall’analisi dei dati è emerso che le 300 donne in gravidanza, prese in esame, hanno un’età media di 30 anni, con un’età compresa tra i 15 e i 45 anni, nello specifico, 8 donne hanno un’età compresa fra i 15 e i 19 anni, con 3 donne (1%) che hanno meno di 18 anni, la maggior parte del campione, ha un’età compresa fra i 25-34 anni con 84 donne di età tra i 25 e i 30 anni e 90 donne (30%) di età compresa fra i 30 e 34 anni. Nell’intervallo di età 20-24 anni troviamo 11 donne, mentre, la restante parte del campione, il 29%, ha un’età maggiore dei 35 anni. Il campione è costituito principalmente da soggetti di nazionalità italiana (82%, pari a 245 soggetti), mentre il 10% (31 soggetti) proviene da stati dell’Unione Europea e l’8% (24 soggetti) proviene da paesi extraeuropei. La maggior parte delle donne, il 60% risulta coniugata, mentre il 40% si è dichiarato nubile. Delle 300 intervistate, il 35% (106 soggetti) risiede in aree urbane, il 26% (77 soggetti) vive in campagna ed il 39% (117 soggetti) proviene da zone periferiche. In riferimento al grado d’istruzione va evidenziato che la maggior parte delle appartenenti al campione possiede una laurea (49%, pari a 149 persone), seguite dal 41% (123 persone) che possiede una licenza di scuola media superiore, un 8% (23 persone) in possesso della licenza di scuola media inferiore, l’1% (2 persone) ha un’istruzione di scuola elementare ed il restante 1% (3 donne) ha dichiarato di essere in possesso di altro titolo di studio non appartenente alle categorie sopra citata. Il 30% delle donne intervistate risulta essere in cerca di occupazione, mentre il 65,5% ha dichiarato di essere occupata: 36 donne non hanno specificato il tipo di lavoro svolto, 113 donne hanno dichiarato di svolgere un lavoro dipendente e 47 soggetti svolgono un lavoro autonomo (Fig. 2).
Il restante 4,5% ha selezionato, nel questionario, la voce altro come attività lavorativa, specificando di essere casalinga o studentessa. Nel questionario è stato anche chiesto il numero di settimana di gestazione in corso, 22 puerpere si trovavano, al momento della compilazione, all’inizio della gravidanza, cioè prima della 12- settimana, 89 donne erano fra la 13-esima e la 24-esima settimana di gestazione, mentre la maggioranza, 188 donne, si trovava fra la 25-esima e la 40-esima settimana. Solo 1 donna ha dichiarato di essere quasi al termine della gravidanza, indicando di trovarsi oltre la 40-esima settimana di gestazione. Il 60% delle donne intervistate è alla prima gravidanza mentre il restante 40% ha già avuto altre gravidanze; queste ultime hanno poi specificato il numero di figli: 3 donne hanno già tre figli, 21 ne hanno già due, 88 donne ha un solo altro figlio, mentre 8 donne hanno dichiarato di non essere alla prima gravidanza, ma per motivi non specificati, di non avere altri figli.
Salute generale
Dalle informazioni raccolte riguardo la salute generale delle donne in gravidanza facenti parte del campione preso in considerazione, l’85% dichiara di non presentare alcuna patologia, mentre il restante 15% è affetto da patologie fra cui la principale risulta essere l’ipotiroidismo che interessa il 40% dei soggetti (Fig. 3).
Patologie curate con farmaci da banco (Fig. 4). Un 13% delle donne intervistate fa utilizzo di prodotti fitoterapici; il 6% delle donne ha specificato che le è stato consigliato o prescritto il fitoterapico dal ginecologo/medico, tutte hanno dichiarato di aver trovato benefici e alcune volte di aver risolto il problema per il quale hanno iniziato l’assunzione del fitoterapico tranne 7 donne, le quali sono rimaste scontente del prodotto. Spostando l’attenzione sulle allergie, il 30% delle gravide risulta affetto da forme allergiche quali: lattice (n. 3), medicinali (n. 13), glutine (n. 2), nichel (n. 4), pollini (n. 11), lattosio (n. 2), acari (n. 31), graminacee (n. 27), pioppi (n. 3), gatti e cani (n. 14), parietarie (n. 2), porcini (n. 1), frutti esotici (n. 1) e frutta secca (n. 2). Alla domanda se attualmente assume prodotti dietetici si può notare come la maggior parte delle intervistate ha risposto di no (96%), la piccola percentuale, 4%, che ha risposto di si, fa utilizzo, nello specifico, di integratori (2 soggetti), dolcificanti (6 donne), zucchero di canna (n. 2) e alimenti per la celiachia (1 soggetto). All’interrogativo se segue una dieta secondo prescrizione medica (Fig. 5), il 32% delle donne ha risposto di sì.
Continuando ad analizzare i dati, si può notare come, per quanto riguarda il consumo di dolci (Fig. 6) tra il periodo precedente la gravidanza e quello attuale, non vi sia stata un’inversione di tendenza. Prima della gravidanza la maggior parte delle intervistate, 126 donne, consumava dolci tre o più volte la settimana; tale numero, durante la gravidanza è fortemente diminuito arrivando a 51. Il numero di donne che consumano dolci due volte la settimana è rimasto pressoché invariato: 87 e 76 sono le donne che hanno selezionato questa scelta nella domanda riferita al periodo rispettivamente precedente e durante la gravidanza. Il numero di gestanti che consumano dolci una sola volta a settimana è più che raddoppiato, passando da 44 a 99 donne. Le gestanti che hanno dichiarato di consumare dolci massimo tre volte al mese erano in 35 prima della gravidanza e risultano essere 55 attualmente. Le donne che, invece, non consumano dolci son passate da 8 a 19 considerando rispettivamente il periodo precedente alla gravidanza e quello in corso.
Le donne che hanno partecipato allo studio ci hanno inoltre fornito informazioni sulle bevande zuccherate da loro consumate (Fig. 7); il 39% ha dichiarato di non consumarne abitualmente, mentre il 61% sì. Le gestanti facenti parte di quest’ultimo gruppo hanno specificato di quali bevande fanno più uso, dando spesso anche più di una preferenza. La grande maggioranza consuma tè (127 donne), segue il consumo di cole e succhi di frutta quasi a pari merito: 82 e 81 donne, 31 donne consumano aranciata; fra le bibite gassate troviamo la gazzosa (14 e 23 donne), il chinotto (14 donne), acqua tonica (n. 10) e la limonata (11 donne). Fra le altre bevande di uso abituale fra le gestanti intervistate troviamo il caffè, consumato da 23 donne, il succo d’aranciata, consumato da 16 donne, le tisane, bevute da 13 donne, e, infine, i cocktail e gli aperitivi analcolici, consumati entrambi da 8 donne.
È interessante notare, dai dati raccolti, come siano cambiate le abitudini per quelle che sono le principali abitudini viziate e cioè il fumo e l’alcol (Fig. 8 e 9).
Per quanto riguarda il fumo, il numero delle donne che prima della gravidanza fumava si è drasticamente ridotto durante la gestazione: il 90% delle donne non fuma in gravidanza, con una diminuzione non solo nelle donne che fumavano una tantum, ma, in generale, anche in quelle che avevano una dipendenza importante, arrivando a fumare più di 5 sigarette al giorno. Così come il vizio del fumo, anche il consumo di alcol ha subito, durante la gravidanza, una diminuzione importante: si è registrato un forte calo del numero di donne che consumano abitualmente alcolici, passando da 61 a 1 solo soggetto. Il numero delle donne che non consumava alcool prima della gravidanza è risultato pari a 55, mentre la maggior parte delle donne ha rimunciato agli alcolici: 205 delle intervistate ne ha sospeso il consumo in gravidanza e 46 non beveva alcol da prima. Il numero delle donne che consuma raramente alcolici è anch’esso diminuito, passando da 184 a 48. Passando ad analizzare il consumo di caffè, tè e chewing-gum, possiamo osservare che per quanto riguarda il consumo di caffè e tè (Fig. 10),
prima e durante la gravidanza, si è passati da 238 donne che consumavano abitualmente tali bevande a 151, mentre, sono passate da 52 a 101 le donne che ne fanno un uso sempre più raro. Il chewing-gum viene consumato dall’esatta metà delle donne prese in esame, 150, senza zucchero, 77 donne (26%) consumano chewing-gum di qualsiasi tipo e 73 donne (24%), invece, non ne consumano affatto.
L’ultima domanda riguardante la salute generale riguardava l’eventuale presenza di episodi di emesi durante la gravidanza: il 48% afferma di non aver avuto episodi di emesi durante la gravidanza, mentre il 52% si. Di queste ultime, la maggioranza, 112, non ha assunto niente per controllare il senso di nausea, 31 donne hanno utilizzato lo zenzero, 22 la melissa, 13 donne hanno utilizzato farmaci da banco (4 tipi di prodotti), infine 1 donna ha utilizzato il limone.
Abitudini di igiene orale
spostando l’attenzione sulle pratiche d’igiene orale quotidiana (Fig. 11), il 58% dei soggetti intervistati (174 donne) ha dichiarato di lavare i denti due volte al giorno, il 30% (90 donne) tre o più volte al giorno e infine, il 12% (36 donne) una sola volta. Il 43%, corrispondente a 129 donne, inoltre dichiara di non utilizzare il filo interdentale con costanza, il 4% (13 donne) di utilizzarlo due volte al giorno, il 19% una sola volta al giorno (57 donne) e il 34% (che corrisponde a 101 gestanti), di non utilizzarlo mai.
Andando a indagare sulla presenza o meno di sanguinamento gengivale (Fig. 12) durante il lavaggio dei denti, dall’analisi dei dati, è facile notare come il numero delle donne che non presenta questo problema sia rimasto quasi invariato, essendo tale valore pari al 30% e al 27% rispettivamente prima e durante la gravidanza. Si evince inoltre un aumento della percentuale delle donne che dichiarano di aver osservato sanguinamento giornaliero passando da un 12% prima della gravidanza ad un 37% durante la gestazione, facendo rilevare quindi una diminuzione di coloro che riscontrano il problema solo qualche volta, passando da un 58% prima della gravidanza a un 27% in gestazione. L’istogramma che descrive la frequenza delle donne che prima della gravidanza sono state negli ambulatori dentistici denota una certa omogeneità nei risultati, sia per quel che riguarda i controlli odontoiatrici che per le sedute d’igiene orale (Fig. 13 e 14).
Risulta infatti che il 5% delle donne si è sottoposta a controlli odontoiatrici e il 4% a sedute d’igiene orale nei sei mesi precedenti la gravidanza; il 20% delle gravide si sottopone a controlli e il 17% a sedute d’igiene orale ogni sei mesi, la percentuale sale ad un 43% per i controlli e 41% per le sedute d’igiene se si considerano invece le donne che si sottopongono ad entrambi i trattamenti una volta l’anno, mentre risulta pari al 32% e al 38% la percentuale riferita rispettivamente a controlli e sedute d’igiene orale da più di un anno. I controlli odontoiatrici e le sedute d’igiene orale, durante il periodo della gravidanza, vedono, invece, le intervistate divise in due schieramenti, coloro che non si sono sottoposte nè a controlli (77%) nè a sedute d’igiene orale (83%) e coloro invece che hanno eseguito sia un controllo odontoiatrico (23%) che un’igiene orale professionale (17%).
Il 56% delle gravide ha notato gonfiore gengivale e sanguinamento durante la gravidanza (Fig. 15), di queste il 32% non ha chiesto consiglio al medico (Fig. 16)e presenta tutt’ora sanguinamento e gonfiore, anche il 28% non ha chiesto consiglio al medico, ma il fastidio è passato da solo, mentre il 40% si è rivolto al medico e ha messo in atto i consigli che le sono stati dati; il restante 44% delle gravide non ha notato gonfiore gengivale né sanguinamento durante la gravidanza. È stato riferito dalle gestanti intervistate che il consiglio di fare una visita odontoiatrica è stato dato a 70 donne dal proprio ginecologo, a 30 donne dal medico di famiglia, 76 donne hanno deciso autonomamente di fare un controllo mentre 122 donne dichiarano di non aver eseguito controlli.
Dalla raccolta dati sulla preferenza di dentifricio utilizzato si evince che quasi la metà delle donne intervistate, ovvero il 44% utilizza un dentifricio generico, il resto delle intervistate afferma di utilizzare un dentifricio specifico ad azione mirata per il sanguinamento gengivale (8%) e per la sensibilità dentale (21%) ed il 27% ha dichiarato di prestare attenzione nell’acquistare dentifrici contenenti fluoro. È stato chiesto alle gestanti se e con quale frequenza utilizzassero il collutorio (Fig. 17), il 54% di esse afferma che lo utilizza qualche volta, il 12% abitualmente e il 34% non lo utilizza mai; coloro che ne fanno uso hanno specificato di acquistarlo o al supermercato o in farmacia, 15 donne, lo acquistano indistintamente in entrambi i posti.
Nel questionario è stato anche chiesto se durante la gravidanza si fossero presentate infezioni orali (Fig. 18), a questa domanda hanno risposto solamente 202 intervistate, di queste, 26 hanno dichiarato di aver riscontrato ascessi dentali (2 donne) infezioni fungine (14 donne) e infezioni erpetiche (10 donne).
pH salivare
L’ultimo dato rilevato è stato il pH salivare (Fig. 19), il pH medio stimato è di 6,54; togliendo i valori più estremi di pH composti da un numero esiguo di soggetti, 9 per l’esattezza, possiamo notare come il resto del campione abbia un pH compreso fra 5,7 e 7,5, con una preponderanza del valore 6,3 e del valore 7,2, entrambi rilevati in 36 donne. Si può notare anche un’importante presenza di donne con valori di pH di 5,9 (25 donne) 6,1 (27 donne) e 7,5 (21 donne).
I valori compresi tra 6 e 6,9 hanno ottenuto un riscontro meno frequente limitandosi a 58 donne. Si sono suddivise le donne in base al numero di volte che durante il giorno sono attente alla propria igiene orale: c’è stata una differenza statisticamente significativa tra il pH di chi usa lo spazzolino tre volte al giorno e quello di coloro che lo usano una sola volta.
CONCLUSIONI
Una collaborazione sinergica tra ostetrica, ginecologo, odontoiatra e igienista dentale potrebbe essere un valido aiuto per il controllo delle patologie parodontali che si riscontrano spesso in gravidanza e che potrebbero aggravare il quadro di salute sistemica. Mantenere sotto controllo il valore del pH salivare è importante, perché ambienti orali alterati possono favorire l’instaurarsi di patologie cariose. Infine, ma non meno impotante, l’attività di informazione sulla donna in gravidanza è importantissima per promuovere corrette abitudini di igiene orale e alimentare sin dalla primissima infanzia.
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